Lo hanno fatto di nuovo. Prima era stato solo attraverso un cd, poi anche dal vivo: ci hanno colpito e conquistato ancora. Ci hanno travolto con il loro guitar rock per 50 minuti, poi il silenzio e il desiderio di sentirli suonare ancora. Così i Newyorkesi “The Strokes” in un concerto completely sold-out, hanno sedotto e abbandonato il folto e variegato pubblico dell’Alcatraz di Milano. Come le più navigate rock star si sono fatti attendere dopo l’esibizione “simpatica” degli Stereo Total, loro band di supporto in questo tour. Sono entrati in scena con una sicurezza che forse non ci aspettavamo dai cinque ragazzotti, considerati “un po’ fighetti” della Grande Mela. Le luci si colorano, si aprono le danze. I musicisti sono schierati proprio come li abbiamo sempre visti nelle copertine patinate dei giornali. Ci fanno sentire i riff delle loro chitarre, la potenza della batteria. Fanno sentire la loro presenza e sono meno immobili di quanto immaginavamo. Il front man Julias Casablanca,che per una volta non sembrava assopito dai fumi dell’alcool,ha cantato con quella sua voce ruvida e vibrante. Ha cercato un contatto con il pubblico che non aveva comunque bisogno di troppi stimoli: la folla cantava, spingeva e ballava . Erano tutti lì partecipi ed attenti, erano lì per metterli alla prova. Esame superato. Gli Strokes hanno talento e su quel palco ce l’hanno dimostrato, al di là delle riviste specializzate, al di là del loro essere “fenomeno”. Hanno aperto il concerto con una nuova canzone “Meet in the bathroom”, bella, in perfetta sintonia con i brani contenuti in “ Is this it” dei quali è quasi inutile parlare. Su “Is this it” è stato detto tutto forse troppo, sia da parte di chi li osannava, sia da chi cercava di tirarsi fuori dal coro delle ovazioni per esprimere il suo alternativo ma in fondo poco convinto (e convincente) dissenso. Ma dal vivo queste canzoni, ascoltate e riascoltate nel nostro lettore cd, si sono rivestite di un nuovo vigore. La band ha proposto “Soma” in una inedita versione più lenta ma per questo più avvolgente rispetto alla versione originale, ha fatto sentire la rabbia dei vent’anni con “The modern age”, ha riscaldato gli animi con “New York city cops” e “Someday”, ha scavato nella mente con “Tryng your luck”, ha dato una nuova sferzata di energia con la concitata “Last nite”, per poi finire con quella che Julian Casablancas sembra porre come stimolo o piuttosto come una spregiudicata sfida a quelli della sua generazione “Take it or leave it”. Le luci si spengono, si chiudono le danze, il caldo si dissolve. Qualcuno, interpretando malamente le parole del cantante, dice che fanno solo una breve pausa; ma tutti l’abbiamo capito. Il concerto è già finito. Sorpresi ma non troppo. D’altra parte hanno fatto un solo album e ci hanno anticipato qualcosa di ciò che faranno in futuro. In un intervista rilasciata durante gli NME Carling Awards (dove hanno trionfato) hanno detto che vogliono progredire, fare musica sempre migliore. Se manterranno la promessa non lo sappiamo. Aspetteremo per dare un giudizio, come abbiamo fatto venendo qui stasera, per convincerci ancora una volta che sappiano fare della buona musica, per farci sperare che il rock’n’roll sia finalmente tornato con la stessa energia di sempre ma con una ritrovata freschezza.
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