Serata di grande musica indipendente, è quella del 15 aprile in quel di Roma. Benché al Palacisalfa fossero di scena, scusate se poco, Mercury Rev ed Afterhours ( o forse ho invertito l’ ordine..), una folta schiera di fans riempe l’Horus Club per assistere a quello che si prospetta come l’ evento indie pop più atteso dell’ anno. Alle ore 22 spaccate, il collettivo scozzese si sparpaglia sul palco ‘arredato’ con tutti gli strumenti che devono fare al caso per quell’ orchestrina di 14 elementi. Il suono bucolico di un’ armonica inaugura la performance introdotta con uno strumentale morriconiano che scalda gli entusiasmi del pubblico le cui prime file si affannano a comunicare con il disponibile Stuart. Ecco quindi liberarsi quella voce angelica, pacata, che intonava le note di una vecchia b-side che dà il nome al loro EP ‘Dog On Wheels‘. Nonostante ci sia qualcuno che li abbia etichettati come un album-band, la trasposizione live del loro sound di fattura intimista rifugge dal rischio di rivelarsi piatta e scorre piacevolmente, approvata dalla maggior parte dell’audience presente. La band rivisita parte del suo repertorio ( snobbato il loro lavoro di debutto “Tiger Milk“) alternando episodi più cadenzati ( il soul di “There’ s Too Much Love” e di “The Boy With The Arab Strap“ , il pop d’autore di “Seeing Other People“ , “Legal Man” dagli accesi toni swingin’…) a malinconiche ballate come “The Boy Done Wrong Again“ , la toccante “ You Made Me Forget My Dreams” e “Judy And The Dreams Of Horses” che profuma di bossa. Lascia leggermente spiazzati la presentazione di un brano che figurerà sul prossimo album/colonna sonora “StoryTelling”: si tratta di una sorta di flamenco accompagnato da un clap-clap generale..mah. Degno di nota è un episodio che vede protagonista una ipotetica giornalista che, salita sul palco, chiede ai maggiori componenti della formazione quale sia il loro genere musicale preferito…il risultato di questo sondaggio? Soul, Pop, Stones e Cool Jazz: non sono forse più o meno queste le principali influenze di B&S? Viene trovato anche il tempo per eseguire due covers che onorano il background 60’s della band: il memorabile rhythm ‘n’ blues strumentale di Booker T & The Mg’s ( “Green Onions “) e la leggendaria “(I Can get No) Satisfaction” cantata da tutti a squarciagola. Il concerto si chiude in grande stile, dopo un’ ora e mezza circa, con un bis di lusso: l’accattivante country di “Get Me Away From…” e il blues campestre di “Me And The Major“. Uniche note dolenti, l’acustica dimessa del locale e qualche stecchetta qua e là..ma la delicata atmosfera che si è creata in sala compensa questi nei. Uscito dal locale, le lancette dell’orologio segnano quasi la mezza notte: troppo tardi per il palacisalfa..ma sto bene così..posso andare a letto più che soddisfatto…
(Soul Driver – Jimmythemod@libero.it)