Obo
(Anti Dot)
Torna il noise/trio fiorentino con un disco omonimo che segue all’esordio, ormai datato 2005. Il trucco è riuscire a mettere su nastro il puro rumore, nell’atto morfico in cui tenta di divenire suono. Tra i riff nevrotici di “Reptile” e le scorreggie post harcore di “The Wild Cheek”, la band riesce a carponi a definire un identità sonora solida e compatta. In questo disco non troverete alcuna traccia di campionatori o gingilli elettronici di alcun tipo. Se accendete la fantasia sentirete lo stridere del metallo e l’amaro del sangue che si coagula sopra le gengive. Il sorriso sanguinolento è quello di Giulio Favero, che vi fa un cenno da sgherro dal mixer di regia.
(Tum)
Per contatti: www.myspace.com/oshinokobunkerorchestra