ONE IS A CROWD
No.Mad Records, 2013
Fare il punto su quest’artista non è semplice, perché sebbene a suo nome abbia alle spalle solamente un album uscito nel 2009, il curriculum e le collaborazioni di Suz, cioè la bolognese Susanna La Polla, basterebbero a riempire la pagina: Papa Ricky, Sushi à la Suntory, Weight and Treble, e tutta una scena molto underground. E poi questi due lavori in proprio, prodotti entrambi dalla torinese No.Mad Records. Il primo, Shape of fear and bravery, oltre a un buon riscontro di critica, gode anche di una versione remixed in cui è stato interamente ridoppiato da gente come Thavius Beck (uno che ha collaborato con i Nine Inch Nails), e molti dj della scena italiana. Sono opere che si avventurano in territori poco abitati in Italia, per farla semplice quelli dell’elettronica, orientati però a intercettare sonorità periferiche e spesso direttamente d’oltremanica come quelle del trip-hop, del dubstep, del synt-pop, del chill out o del nu-jazz. E il risultato è così sorpendente che si potrebbe quasi fare a meno di giocare la carta della nazionalità, che pure fa sempre un certo effetto… perché, diciamolo, non si era mai visto che la B di Bologna suonasse come quella di Bristol, la città che ha dato i natali a Tricky, Massive Attack, Portishead e a quel movimento, il trip-hop, anche detto appunto Bristol sound. Ma tant’è. Allora non ci stupiamo se in questo album troviamo nomi come Alessio Argenteri o Ezra (entrambi accumunati da un un nome: Casino Royale, altra esperienza avanti coi tempi).
Il resto, cioè la gran parte del lavoro, lo fanno brani che sanno sempre aprirsi la strada giusta verso la melodia; la fluttuante Distant Skies (Don’t Say A Word) col suo intro tesissimo e la sua coda hip hop, coautore e produttore della quale stavolta è KutMasta Kurt (Kool Keith, Beastie Boys), l’incalzare di Thousand Deaths, il tappeto più deciso di Bring Us Down in cui la nostra duetta con Estel Luz (DotVibes), il passo raggamuffin di Out Of The Blue Remixed, l’attacco orientaleggiante di Rubber And Glue – ritornello molto Florence + The Machine – con ospite Angela Baraldi, l’azzeccato inciso di Frailest China in odore Bjork, la frizionata e lievemente tribale The Enemies Within, la rallentata Let One Be A Crowd, le suggestioni lounge di Nighthaw. Sono brani, come fiori, antesici, che corrono sul gambo sottile di una linea musicale per poi aprirsi alla corolla di incisi che prendono ossigeno e lievitano in una dimensione felicemente aerea. Conduce una voce sobria, pulita, ma di grande personalità e magnetismo. Non tutto è messo a fuoco e in qualche passaggio la temperatura si abbassa un po’, ma davvero un ottimo lavoro.
Voto: 8
Fabrizio Papitto