PER ELISA
Seahorse Records, 2012
Cosa ci può essere di buono in un disco confusionario se non la confusione stessa? Questo disco altro non è che una lunga passeggiata all’interno delle viscere della terra, sempre più giù, sino all’esplosione del nucleo stesso. Tutti questi suoni distorti e snaturati che man mano si intrecciano tra loro e con l’ausilio di strumenti più tradizionali danno vita ai suoni aggrovigliati di “Per Elisa”, che a loro dire potrebbero essere definiti come postpunk, ma che a mio avviso, non sono così facilmente collocabili in questo genere, altresì fanno parte di quelle sperimentazioni musicali che fanno fatica a trovare un’appartenenza stilistica, perché assomigliano a molte e diverse cose. Ali Salvioli, oltre ad essere la cupa e opprimente voce del gruppo, si occupa della stesura dei testi, delle musiche e perfino degli arrangiamenti , lasciando agli altri componenti l’arduo compito di rappresentare nella realtà quello che immagina.
In un pezzo come “Distant places” l’incubo al quale il disco fa da colonna sonora, rischia di diventare un loop ipnotico per la mente, una specie di ritornello angosciante immaginario ripetuto più e più volte. Sembra quasi un’assurdità, ma l’unico pezzo in inglese contenuto nel disco (remix vari a parte) pare rendere sicuramente più giustizia al tappeto musicale eccezionale, poiché tutto il resto del disco, in italiano, risulta all’orecchio troppo pulito e inquadrato per questioni vere e proprie di metrica, e questo a gran lunga stanca molto. Ordine pure nella scaletta, si inizia con un lento e precisino “Prologo” e si termina con il calare del suoni nella traccia finale, “Epilogo”, cos’altro poteva essere se non quello…da non sottovalutare le due tracce remix, interessanti alternative di due tracce, non tutto è perduto quindi!
Voto: 5
Maruska Pesce