Growth and Squalor
Deep Elm Records – 2012
Undici sono le tracce che compongono quest’album degli americani Accents, duo formato da TJ Foster e Benjamine Hemingway, che si avvalgono in questo lavoro anche della voce di Lauren Alexander per i cori.
L’album inizia con Divide. L’arpeggio di chitarra e la voce di Foster fanno capire subito che la loro musica si fonda sulla forza delle parole e delle melodie, e non sugli effetti o sulla potenza e varietà degli strumenti.
In alcuni brani (Storms; Around) si ritrova lo stile di Damien Rice, esplicitamente tra i modelli di riferimento per la band, e anche il supporto vocale della Alexander ricorda l’apporto di Lisa Hannigan alla produzione dell’artista irlandese. Ciò che però davvero manca agli Accents è la forza e la particolarità della voce: è su questo che si basa la bellezza e la potenza dei lavori di Rice e che rende le sue canzoni uniche. Senza queste qualità si ottengono delle buone canzoni con ottime melodie, ma senza quel brivido che lascia a bocca aperta.
In With the light all’attacco di chitarra sembra quasi che debba seguire la voce di Thom Yorke, tanto è radioheadiana, ma, con gran delusione, ciò non avviene e tutto perde un po’ di senso.
Nei testi c’è una malinconia di fondo per un amore perduto, ma sempre con una briciola di speranza: “God I know there’s a love that will find us all” (Dio so che c’è un amore che troverà tutti). Queste speranze sono però distrutte nell’ultima traccia, Sorrow (se si esclude la bonus track), in cui è la voce di Lauren Alexander a essere protagonista, con una simbolica risposta alla fine dell’album “You can’t be the one” (Non puoi essere quello giusto). È questo il momento migliore, forse perché è proprio il diverso timbro vocale a renderla più credibile e più intensa, fino al crescendo finale, in cui torna la voce di Foster, consigliando di partire, di andare avanti.
Ecco la conclusione, è davvero ottima. Peccato che l’incipit e lo sviluppo dell’album non siano altrettanto convincenti.
VOTO: 6/10
Piergiorgio Castaldi