Sono irriverenti e diretti, seri e giocatori allo stesso modo, dotati di un’enorme bravura sul palco e molto più rock di quanto si possa immaginare… i Sans Papier, messinesi d’origine, suonano e lo fanno alla grande! Il loro primo album esce nel 2010 ed è spiazzante: purtroppo troppo vero per far finta di nulla e smettere di ascoltarlo. “Manuale d’uso per giovani inesperti” esce sotto l’audace etichetta indie Imago Sound, e più che essere realizzato come una guida da seguire per “specializzarsi” è un racconto spietato della realtà in cui tutti viviamo. Poi scopro che hanno suonato con Mariposa, Dente, Sud Sound Sistem, Tre Allegri Ragazzi Morti e che Basile li ha scelti (in realtà si sono scelti da soli, viste la partecipazione assolutamente volontaria) per far parte de L’Arsenale!
Per ben due volte ho avuto il piacere di vederli live e in entrambi casi non hanno fatto che aumentare la stima che avevo per la loro musica provocatoria. Da tempo (come leggerete) li rincorro, fino a questo momento…e che soddisfazioni che mi hanno dato! Sta’ a voi affilare la vista e farvi coinvolgere dal mondo spaventoso e reale dei Sans Papier (con un regalino inedito finale!), credetemi,vorrete subito ascoltarli!!!
Ma quanto ci siamo inseguiti…è arrivato il momento di fare due chiacchiere…premetto che, non vi chiederò assolutamente perchè vi chiamate così…io ci tengo alla mia salute…(ihihih)
SP- Correvamo entrambi in cerchio se non ci siamo raggiunti…
Nel giro di tre anni avete realizzato due album molto diversi tra loro è merito dell’attuale importante produzione artistica? o comunque cosa è cambiato in questi anni?
SP- Forse non così diversi e distanti tra di loro, li unisce certamente un filo conduttore, le persone che hanno pensato le 9 tracce del Manuale sono le stesse che hanno pensato SettevolteZeta. Siamo cambiati noi, come cambia ed evolve o regredisce il mondo. Sicuramente il primo era un EP nato dall’urgenza, venuto fuori qualche mese dopo le prime esperienze live, mentre il disco è più lavorato e ragionato. La produzione è cambiata, è vero; la realizzazione del disco è stata per noi un’ esperienza nuova e stimolante, nonchè un momento di crescita esponenziale grazie al lavoro di Ottavio Leo e del suo Ludnica Recording Studio; abbiamo registrato con più consapevolezza e percepito meglio cosa e come volevamo il disco, e i suoi consigli e contributi sono stati preziosissimi, a tratti fondamentali.
Anche i pezzi di “Manuale d’uso per giovani inesperti” sembrano non seguire un filo logico, qual è la “chiave di lettura” per goderne a pieno?
SP- Alcuni hanno visto in questo disco addirittura una sorta di concept album. Il filo logico è bello lasciarlo all’ascoltatore o lettore di questo Manuale; certo è che, se proprio dobbiamo dare qualche soluzione, personalmente consiglieremmo a tutti di leggere il glossario del Manuale che è pensato proprio per suggerire la chiave o le chiavi di ascolto e lettura, che comunque non restano univoche!
A mio avviso, di questo disco è interessantissimo attenzionare i testi in sè, a proposito di ciò, come lavorate ai pezzi? (chi scrive, chi compone, ecc…)
SP- La questione della parola è basilare. Di solito arriva prima la musica, ma non è nemmeno una verità assoluta, perché spesso è un testo scritto anche qualche mese o settimana prima che poi viene riadattato e reso canzone o semplicemente diviene fonte di ispirazione per un nuovo testo. Per noi è fondamentale comunicare al meglio cosa vogliamo dire e per questo la scelta della lingua italiana è stata praticamente naturale, nonché per noi fortemente romantica.
Preparandomi a queste chiacchiere “amichevoli” ho letto e ascoltato di “potenziali omicidi” e di un disagio che voi definite tutt’altro che giovanile, come la risolviamo questa situazione? (giusto per dire, voi cosa avete da insegnare a questi “giovani inesperti”???)
SP- Nulla da insegnare. Anche se un Manuale di consueto ti accompagna per mano fino all’ultima pagina, il nostro “Manuale d’uso per giovani inesperti” è già un controsenso sin dall’introduzione, è esattamente una rimostranza verso i soliti manuali, verso le attenzioni imposte allo scopo di sopravvivere, cosa ben diversa dal vivere che può certamente richiedere qualche sacrificio o addirittura il rischio; noi stessi siamo i primi a dover trarre insegnamento da quanto abbiamo scritto e musicato per metterlo in pratica ogni giorno.
In questi giorni è stato difficile “acchiapparvi”, state suonando un pò ovunque (litigando con il navigatore satellitare) e io stessa ho assistito ad un paio di vostri strepitosi live e devo dire che fate un gran bel “casino”, ma chi è la gente che viene ai vostri concerti?
SP- Speriamo sempre in gente curiosa, con orecchie e cuore liberi.
E se prossimamente avessi voglia di risentirvi…dove vi trovo?
SP- Probabilmente ci fermeremo per un po’ dopo le fatiche dell’estate, ma ovviamente per gli appuntamenti dei prossimi mesi potrai affidarti ai nuovi media (che hanno ancora tanto da imparare dai vecchi…), sito web, mypsace, facebook … di solito sempre aggiornatissimi…
Qualcos’altro che vi andrebbe di dire a proposito del disco?
SP- Che ogni giorno ci stupisce. Che tanta gente ci trova sensazioni e emozioni, storie e percorsi provati anche da noi, e allora quella storia che prima era solo “nostra” adesso la condividiamo con tanti.
Altra curiosità: anche voi siete entrati nella rete de L’Arsenale di Cesare Basile quindi dal vostro punto di vista, iniziative di questo genere come posso “salvare” la musica?
SP- Beh, solo per essere scrupolosi, l’Arsenale non è di Cesare Basile, ma lui è stato uno dei promotori e ideatori, forse l’artista più conosciuto tra tanti di estrazione e provenienza variegata. I SansPapier non sono “entrati” nell’Arsenale, l’Arsenale è fatto di persone e di associazioni. Può sembrare una sottigliezza, ma è fondamentale mettere al centro gli uomini e le donne. Siamo con loro, ci incontriamo, parliamo, ci si rimbocca le maniche e vediamo di fare rete tra tanti.
Lo scopo non crediamo sia di salvare la musica, che non morirà mai così come non è mai morta, anzi ha trovato forza e stimoli anche sotto le più grandi dittature e repressioni della storia. Semmai salvare i musicisti, gli attori, gli scultori, i tecnici, i lavoratori dello spettacolo-cultura e gli spazi che questo Stato, questi governi hanno completamente trascurato. In Italia non si costruisce un teatro da quasi mezzo secolo e quelli che ci sono diventano supermercati, i cinema chiudono, tutti gli artisti stentano a trovare spazi espositivi o espressivi.
Pensate che basti insomma?
SP- Non basta, ma può essere un inizio, uno stimolo. Anche il solo ritrovarci con altre persone allo stesso tavolo non è da poco, è già una forza incalcolabile.
Mi faccio un pò i fatti vostri… puntualmente mi chiedo che musica ascolta chi la musica la crea veramente… quindi cosa ascoltano i Sans Papier?
SP- Banalmente sarebbe facile dirti TUTTO, ma è vero perché siamo 5 persone con 5 sensibilità diverse; cerchiamo di non porci troppe barriere di “genere”.
Siamo alla frutta. Tre righe di anarchia (sfruttatele come meglio credete!)
SP- Ecco la “pagina segreta” del Manuale per i tuoi lettori: Tutte le volte che ci innalziamo e allontaniamo ci innamoriamo. Tutte le volte che ci avviciniamo ecco venire le vertigini.
Si vola ad uccello, si vola con i razzi a zonzo per il cosmo, si vola attraverso le pagine di un buon libro; si vola con il cuore o trasportati dal suono di un disco.
Si vola con il fisico, da soli o in buona compagnia, equipaggiati di niente.
Ma ti ricordi com’era? E… in volo, in volo com’era?
(Maruska Pesce – purpetz.mska@hotmail.it)