2 Luglio, Concert for Change, un evento tra musica e social business organizzato da Make a Change e OperaMusic nell’ambito del SEWF, Social Enterprise World Forum.
Cosa se non la musica è capace di ispirare la voglia di cambiamento!
Lo sa bene Make a Change, la prima organizzazione per il business sociale in Italia, che in occasione del Social Enterprise World Forum (SEWF) in corso a Milano organizza un concerto musicale dedicato al tema: il cambiamento.
In particolare sono gli imprenditori sociali le persone da ispirare, perché introducano un modello di business che miri al sociale e per il quale il profitto sia solo un mezzo per un fine di maggior valore. Questa la loro visione dell’economia per migliorare la società.
Il concerto di stasera sarà eseguito da una jazz band milanese che reinterpreterà 7 brani scelti da Make a Change come emblema della musica per il cambiamento sociale. La scaletta rivela un certo gusto per sonorità Soul/Blues, prevedibilmente. Ecco la lista:
- 1. Why can’t we live together, la canzone di Timmy Thomas ripresa da tantissimi artisti come Sade, sarà direttamente legata al recente ed attuale fenomeno dell’immigrazione dai paesi poveri ai paesi ricchi del mondo.
- 2. What‘s going on, il successo di Marvin Gaye è utilizzato per chiedersi qual è il mondo che stiamo lasciando alle future generazioni.
- 3. I wish I knew how it would be to be free, canzone di Nina Simone portata al successo negli anni 2000 dal duo britannico Lighthouse Family, è eseguita per trattare il problema della concentrazione della ricchezza e la necessità di superare un sistema economico che ci ha reso schiavi del “dio denaro”.
- 4. Wake up everybody, brano di Harold Melvin & the Blue Notes recentemente ripresa da John Legend, e
- 5. Man in the mirror di Michael Jackson ricordano l’impegno di ognuno di noi per migliorare l’ambiente ed impegnarsi socialmente.
- 6. I brani To love Somebody dei Bee Gees (recente cover di Buble) e
- 7. Isn’t it a pity di George Harrison, affrontano in modo più intimistico la necessità di non considerare gli individui come funzionali al mercato ed ai consumi, ma come persone e quindi sistemi di relazione.