Beautiful Freaks 22 Primavera 2006 di Lorenzo Briotti
Era il 25 ottobre di due anni fa, quando anche le agenzie di stampa italiane e alcuni siti internet (a dire il vero poche sono le notizie fornite) scrivono: “è morto John Peel, il genio rock’n’roll della BBC”. Ma di chi stiamo parlando? Perché tutta questa importanza per un apparente sconosciuto? John Peel (vero nome John Robert Parker Ravenscroft) è stato per prima cosa un disc-jockey, poi un talent-scout – produttore che ha passato 30 anni della propria vita a promuovere gruppi e generi musicali molte volte al margine, per così dire, di quelle che erano le produzioni ufficiali; John Peel ha trasmesso per primo la musica che la BBC non passava ancora ed ha contribuito a lanciare dai suoi microfoni molti gruppi che faranno la storia. Basterebbe citare gli Smiths, i Clash, i Sex Pistols e i Cure quando non erano ancora famosi, promossi in tempi recenti per il Peel radiofonico. La sua morte avvenuta a causa di un infarto in Perù dove si trovava con la moglie in vacanza, ci lascia un grande vuoto per quanto riguarda il fare radio, un esempio di passione costante per oltre trenta anni. Ricostruiamo in breve la sua storia. La storia professionale di John Peel, inizia molto prima della BBC, nel lontano 1962 anno in cui si trasferisce negli Stati Uniti. John Peel nasce nel 1939 a Heswell, vicino Liverpool. Dopo la scuola ed il Servizio militare decide di partire per gli Stati uniti, e precisamente per Dallas. Qui, il suo grande amore per la musica rock e blues lo porta inevitabilmente a lavorare ad una radio locale della città, WRR Radio. Con l’arrivo dei Beatles in America, una voce con l’accento inglese (per di più di una località vicino a Liverpool) diventa molto richiesta nella radio americana; John Peel diventa l’esperto dei Beatles per Radio KLIF, un’altra emittente di Dallas. Peel trascorre ancora del tempo negli Stati Uniti lavorando per Radio koma di Oklahoma City e per Radio KMEN di San Bernardino: sarà un matrimonio fallito a convincerlo a tornare nella madre patria.
JOHN PEEL A RADIO LONDON – La grande conoscenza della “nuova” musica che sta nascendo negli States lo avvicina, grazie anche all’aiuto di un vicino di casa, a collaborare con Radio London, la seconda in ordine di ascolto tra le radio pirata che da acque internazionali trasmettono verso le coste dell’Inghilterra e di altri paesi del nord Europa (Danimarca, Svezia, Olanda). Il fenomeno della Pirateria cosiddetta Off Shore, in Italia poco conosciuto, è stato fondamentale per lo sviluppo della radio in Europa. L’avvento di questi veri e propri bucanieri (è in questo momento che John Ravenscroft diventa John Peel, per mantenere l’anonimato), ha rappresentato l’inizio della rottura del monopolio pubblico nell’etere di molti paesi europei. Allo stesso tempo, le radio pirata sono stato un fenomeno importante ma forse troppo mitizzato, nel senso che le tante emittenti che tra la fine degli anni 50 ed il 1967 trasmettono (nel 1967 il Parlamento inglese le chiuderà con la forza) c’è di poetico ben poco; la proprietà è in mano a grandi uomini d’affari statunitensi alla ricerca di uno sbocco economico in Europa, pronti a spazzare via con ore e ore di trasmissioni illegali le ormai obsolete leggi in materia di comunicazione. Tanta è la pubblicità di prodotti per i giovani che queste radio trasmettono, in una situazione di totale anarchia. Radio Caroline, la più importante radio pirata tra quelle inglesi, nella prima settimana di trasmissioni raggiunge addirittura quota sette milioni di ascoltatori, prevalentemente giovani ben contenti di avere una cosa creata per loro, dato che la BBC solo nel Light Programme e col contagocce trasmette la nuova musica con cui si intende, per capirci, i Rolling Stones e i Beatles. Tra i finanziatori di Radio London spiccano un ricco uomo d’affari texano e la stessa Radio KLIF di Dallas. Radio London, (The Big L come venne subito ribattezzata) è all’avanguardia tra tutte le pirata; tanta pubblicità di prodotti per i giovani con inserzionisti quali la Ford e l’American Tabacco, news ogni ora, jingle ammiccanti, una Play list ed una Top 40, Disc jockey preparati e società esterne che curano la realizzazione di alcuni programmi; Insomma, Radio London non avrebbe molto da invidiare ad una radio commerciale odierna. A John Peel, Big L decide di affidare una fascia di trasmissione notturna compresa tra la mezzanotte e le 2: il programma, dal titolo Perfumed Garden, ha come tema la messa in onda di artisti per lo più sconosciuti al grande pubblico che suonano la musica in voga negli ambienti musicali anglosassoni dell’epoca, ossia la psichedelia. Siamo arrivati ormai al 1967: una serie infinita di nuovi gruppi stanno emergendo dai tanti locali della Swinging London; John Peel è uno dei più profondi conoscitori della scena.
BBC RADIO ONE – Le radio pirata off shore avevano trovato vari modi per non farsi chiudere; i battelli erano vecchi pescherecci ristrutturati e registrati in paesi del Sud America, muniti di una antenna capace di trasmettere sulle onde medie da acque internazionali. C’è tuttavia da considerare che queste emittenti, pur essendoci allora molte frequenze libere, disturbano alcune trasmissioni marittime; con questo pretesto, il parlamento inglese emana nel 1967 il Marine Broadcasting Act, con cui si dispone la chiusura immediata di tutte le emittenti pirata. A questo punto, come molti colleghi Disc jockey delle radio pirata, John Peel va a lavorare alla nuova BBC Radio One, la stazione pubblica con cui la BBC si impegna a sopperire all’assenza delle radio pirata, cercando di riportare quel pubblico sotto l’ala protettiva della radio di Stato nuovamente priva di concorrenza. La BBC si rende conto di come i giovani inglesi, dalla fine degli anni 50 sono diventati consumatori assidui di musica e di altri prodotti di consumo e necessitano di spazi propri: il più antico monopolio pubblico del vecchio continente ha la pretesa di essere onnicomprensivo e non può non tenere conto di questi aspetti; viene insomma sdoganata, ma sotto il controllo pubblico, la cultura pop. L’arrivo di Peel all’interno della BBC rappresenta una vera e propria garanzia per la raccolta di quel pubblico che, orfano delle radio pirata, potrebbe decidere di non dare assolutamente credito alla radio di Stato. John Peel dichiarerà di essersi reso conto soltanto anni dopo di quanto fosse grande la libertà di cui dispone, grazie alla possibilità di trasmettere praticamente tutta la musica che vuole senza nessuna censura. All’indiscusso Principe delle strisce notturne radiofoniche della seconda metà degli anni 60, viene assegnata ora in veste di conduttore e produttore la trasmissione Top Gear dove rimarrà fino al 1969 insieme a Pete Drummond, proveniente anch’esso da Big L. La trasmissione va in onda sempre di sera ed inaugura una stagione molto lunga e fortunata di concerti dal vivo di artisti inglesi e statunitensi registrati negli studi della radio, con l’intento di rimpiazzare le vecchie orchestre che all’interno della BBC fino a qualche anno prima suonano, i classici del Jazz e del pop in chiave Easy Listening. John Peel diventa allora uno dei più grandi talent-scout: lui, a cui non interessa avere i Beatles dal vivo nella sua trasmissione, tra il 1967 e i primi anni 70, lancia veri e propri sconosciuti quali Misunderstood, Orange Bicycle, Medicine Head, Purle Gang, Kevin Coyne, Captain Beefheart, Panama limited Jug band, Toe Fat, Andromeda. Tutti questi nomi, appaiono nelle scalette preparate da John Peel insieme a nomi più famosi come David Bowie e Jimi Hendrix. Forse, ad esclusione di Captain Beefheart, non dicono nulla oggi al grande pubblico; tuttavia si tratta di nomi che perlopiù sono fuori dai canoni del pop dell’epoca. L’importante è che questi artisti piacessero a John Peel. Per realizzare questi progetti, il nostro John fonda anche un’etichetta underground, la Dandelion (i dischi prodotti da questa etichetta sono oggi una vera e propria rarità) e scrive su riviste specializzate quali l’International Times e successivamente per la rivista Sounds.
JOHN PEEL DAGLI ANNI 70 AD OGGI – Tra i fondatori della BBC Radio One, John Peel è l’unico a rimanerci praticamente fino alla sua scomparsa, avvenuta come detto nell’ottobre del 2004. La carriera nei primi 70 continua alla scoperta di nuovi talenti: si può dire che Peel abbia suonato dai propri microfoni ogni sorta di genere musicale, come ricorda uno dei suoi fan, su uno dei tanti siti e forum aperti su internet dopo la sua morte: “ci mancherà John Peel, colui capace di suonare, durante il suo Weekday Evenings di tutto, dal black metal alla drum and bass, fino alla riproposizione di vecchie canzoni oscure dei 50’s”. Interessato ad ogni evoluzione della musica pop e non dimenticando il passato, Peel dai suoi microfoni è il primo a suonare gruppi punk, dai Clash agli Undertones che incidono la canzone Teenage kicks, giudicata dal disc jockey inglese la sua preferita di tutti i tempi (aveva dichiarato recentemente“mi vorrei portare le parole di questa canzone anche dentro la tomba”). Peel è il primo a capire le potenzialità musicali e commerciali degli Smiths e di Morrissey, dei Cure, dei Fall fino alle ultime scoperte, che toccano la musica elettronica. Peel lavora anche, oltre che a BBC Radio One, tra il 1998 ed il 2003 al programma Home Truths sulla BBC Radio Four (il canale prevalentemente informativo della Radio di Stato inglese), collabora con il BBC World Service e riceve nel 2003 un premio dalla Radio Academy come persona di spicco della radio inglese, entrando a pieno titolo nella “Hall Of Fame” dell’etere del Regno Unito. Che dire ancora? Che durante le sue Peel Sessions, antologie realizzate dal vivo negli studi della BBC che andavano molto forte anche nelle vendite tra i 70 e gli 80, ci hanno suonato praticamente tutti gli artisti della New Wave anglosassone: queste Sessions hanno avuto una sorprendente longevità, arrivando ad essere prodotte fino al 2002, a testimonianza della straordinaria carriera di questo “mostro sacro”. Durante il suo funerale nella Cattedrale di St Edmundsbury, nel sud est dell’Inghilterra, c’era tanta gente sia dentro la cattedrale sia fuori che piangeva la scomparsa di un vero e proprio amico. Tra i tanti commenti anche sonori che si trovavano su Internet subito dopo la sua morte, c’erano quelli di Damon Albarn dei Blur, di Peter Hook dei New order, di Jarvis Cocker dei Pulp, di John Taylor dei Duran Duran, degli Orbital, di Thom Yorke dei Radiohead, dei Supergrass, dei White Stripes (che Peel ha contribuito a lanciare), fino a icone quali Rod Stewart, Elton John, Ozzy Osbourne, PJ Harvey, Robert Plant ed addirittura del Primo Ministro Inglese, Tony Blair. Tra i presenti al funerale c’era anche in lacrime Feargal Sharkley , leader degli Undertones, gli autori della “sua” canzone, Teenage kicks.