Alla Red Cat rivolgiamo domande circa lo stesso tema affrontato con la greca Inner Ear. Al telefono rosso dell’etichetta fiorentina risponde Alice Cortella, la discografica più giovane d’Italia. Alice è nella stanza dei bottoni della Red Cat Label, ufficio stampa ed etichetta fiorentina da lei fondata che si occupa di promozione di gruppi per lo più rock e metal. L’etichetta cerca di portare avanti un percorso comune instaurando un rapporto continuativo, prediligendo una comunione d’intenti per seguire i gruppi passo passo in ogni ambito della loro carriera. Un’etichetta nativa digitale che ha trovato il coraggio di farsi strada in un momento economico-sociale non particolarmente favroevole. Nell’intervista la giovane produttrice esprime le sue valutazioni sul rapporto fra web e indie.
Com’è nata la scelta di impegnarti in questo settore, in questo momento storico?
ALICE: Innanzitutto un caro saluto a tutti i lettori di Beautiful Freaks! L’intraprendere un lavoro nel mondo della musica non è stata una vera e propria scelta, quanto una necessità. La musica è da sempre una mia grande passione, coltivata esclusivamente in veste da ascoltatrice (non ho mai suonato né cantato).
Ci troviamo sicuramente in un momento storico molto difficile, che il più delle volte costringe i giovani, e non solo, a rinunciare ai propri sogni in favore di un’occupazione qualsiasi, spesso a tempo determinato e senza assicurazioni per il futuro.
La mia scelta è stata di guardare oltre questa situazione, cercando di far crescere un’attività lavorativa che rappresentasse al contempo anche ciò che avrei voluto fare nel mio futuro.
Gli ostacoli nel gestire un’etichetta continuano ad essere molti, sia a livello economico che burocratico, ma ad oggi posso affermare che le soddisfazioni sono state e sono tantissime e ripagano ogni sacrificio.
Ormai la proposta musicale indie è un mare in piena, come ti orienti nella scelta dei gruppi per la tua etichetta?
ALICE: I parametri con cui scelgo una band sono semplici, ma per me fondamentali. Mi ritengo abbastanza esigente e cerco band che abbiano non solo qualcosa da dire, ma che riescano a comunicarlo all’ascoltatore. L’originalità a mio parere è una peculiarità di pochi eletti, ma riuscire a caratterizzare il proprio sound, rendendolo riconoscibile nella massa, sicuramente è fondamentale.
Infine presto molta attenzione alla produzione artistica e alla qualità tecnica, che devono essere ad alti livelli per valorizzare al massimo le potenzialità di un gruppo.
Era il nemico della cultura e dei diritti degli artisti, ora il web sta diventando il principale veicolo di promozione e in alcuni paesi la principale piattaforma di vendita degli album dei gruppi. Ma è un terreno impervio, fatto di nuovi compromessi, nuove eventualità, eterne migrazioni. Come si orientano un produttore e anche un ascoltatore in questa macchina infernale?
ALICE: Cercando di mantenere una propria etica e fissando delle proprie regole, anche in questo nuovo mercato.
Sono ad esempio a favore dello streaming, ma solo su siti controllati.
Sono invece assolutamente contraria al download gratuito, considerato da molti un ottimo veicolo promozionale. Dal mio punto di vista invece sminuisce di molto l’immagine della band e dell’album e di conseguenza l’opinione che può farsi il pubblico è quella di un disco che ha poco valore, senza contare che i risultati di promozione e di diffusione sono minimi, specialmente per i gruppi emergenti.
In un momento in cui il supporto fisico ha perso mercato, in cui in Italia il musicista è ancora visto come un “dopolavorista”, in cui la tendenza è regalare la musica, credo che si debba invece lottare per cercare di dare la giusta importanza e credito alla figura dell’artista, cercando di far capire quanti sacrifici, quanto tempo ed anche quanto denaro siano stati investiti in ogni disco pubblicato.
La promozione sul web si avvale spesso dello streaming gratuito. L’ascoltatore in questo modo ha la possibilità di valutare il disco in mp3 prima di acquistarlo. Perché comprare un disco fisico avendo la possibilità di ascoltare il disco gratuitamente in digitale? La possibilità di migliorare la qualità dell’ascolto o di godere del relativo artwork acquistando il supporto fisico è un fattore determinante nella scelta?
ALICE: Sicuramente il piacere di avere un supporto fisico, il disco “vero”, completo di tutto. In secondo luogo per poter ascoltare i brani quando e come si vuole.
Il Web ha parzialmente sostituito il luogo tradizionale dell’acquisto e scoperta degli album musicali: il negozio di dischi. Venendo meno il contributo di una persona fisica esperta (come potrebbe essere il venditore di un negozio di dischi) e considerando la decadenza dell’autorità delle riviste di settore, come si guida all’acquisto di un album musicale un ascoltatore sulle piazze telematiche?
ALICE: Purtroppo in Italia il problema di cosa acquistare on line è ancora secondario: il primo sicuramente rimane quello di far comprendere che ciò che si trova sul web non dev’essere per forza gratuito, ma va acquistato. Quando ci si recava in un negozio di dischi ovviamente questo problema non sussisteva, perché si comprava qualcosa di concreto, che si può vedere, toccare e non solo ascoltare: un vinile o un compact disc. L’idea di acquistare qualcosa che con un solo click può scomparire e che non puoi tenere fra le tue mani è ancora molto lontana.
Inoltre, il più delle volte sul Web tutte le proposte appaiono come messe sullo stesso piano e, se da un lato una band emergente può ritagliarsi un proprio spazio, dall’altro ciò avviene tra milioni di altri artisti, il che rischia di vanificare ogni forma di promozione “low cost”.
Per riuscire a differenziarsi è assolutamente fondamentale per un’etichetta pubblicare solo dischi di qualità: in questo senso la label dovrebbe proprio assumere il ruolo che un tempo era del negoziante, diventando quindi una sorta di marchio da seguire e di cui potersi fidare.
Il web diminuisce le distanze e agevola le contaminazioni internazionali. Secondo la tua esperienza, ci sono delle differenze nel gusto musicale degli ascoltatori italiani e di quelli di altri Paesi o la globalizzazione dei consumi è giunta alle estreme conseguenze? Riescono ancora a caratterizzarsi gli artisti mantenendo un rapporto con la loro terra d’origine?
ALICE: Direi assolutamente di sì. Molti paesi europei, e non solo, sono tutt’oggi legati alla propria tradizione musicale, sia nell’ascolto (e nelle vendite) sia nelle nuove proposte musicali. Basti pensare al Metal nel Nord Europa, al Pop britannico, all’Hard Rock americano…