Il trio dei Vetronova nasce nel 2008 ed è composto da Raffaele Durante al basso e chitarra, Matteo Bailo alla chitarra e voce e Tommaso Lorioli alla batteria. Dopo i due EP, S/t (2008) e Madeleine (2010), Durante è il loro primo lavoro esteso, autoprodotto tra maggio e luglio 2012 nel varesino.È molto difficile collocare questo disco in un determinato contesto musicale, considerando che una caratteristica rilevante è proprio la sperimentazione di numerose influenze dall’indie al post-rock, dalla hardcore al noise fino al grunge e alla psichedelia. Quest’album di esordio dei Vetronova sembra voler mettere in luce tutte le loro qualità cimentandosi nei vari generi rock-indie. Di certo questo è un punto a loro favore, sopratutto, per l’originalità e l’interpretazione stilistica. Proprio qui troviamo il rovescio della medaglia, infatti, quando parliamo di stile il gruppo manca di personalità perdendosi, forse un pò troppo, nel tentativo di dare forma alle varie sfumature rock. Di certo non si può dire che non sia un lavoro creativo: si sente passione ed energia, forse il trio è ancora in un momento di passaggio. Il brano di apertura è Vetronova una traccia post-rock con grande potenza nei riff e nella discontinuità ritmica. Decisamente ottima, degna della title-track. Coda dell’occhio più seducente e rilassata, ottima la dinamicità del basso. Da sottolineare i testi, in italiano, malinconici, legati a temi ricorrenti: il passare del tempo, la sensazione di perderlo e la complessità dei rapporti tra le persone. I passi del ragno, che dà il movente alla copertina dell’album, è bellissima per i cambi di ritmo repentini e un sound un po’ retro. Due brani che non ho trovato all’altezza sono Non ancora e Il fantasioso, dove il cantato perde molto, sia nel testo che nella voce, rispetto al resto dell’album. Last but not least è Untitled, decisamente la più bella, la più psichedelica. Dodici minuti di viaggio esistenziale, spicca l’armonia tra due componenti complementari che sono il graffiante rumore della chitarra e la melodia soffice e poetica, un’armonia che nasce da tensione e contrasto. La ritengo un’ottimo punto di partenza per il futuro della band. Ci hanno mostrato l’ampio spettro di musica in cui possono muoversi, ora devono trovare una propria identità altrimenti il rischio è di rimanere legati alla retorica della sperimentazione infinita.