No, il nome Underdog non è ispirato al singolo dei Kasabian, ma alla biografia di Charles Mingus. Beneath the Underdog, del contrabbassista sanguigno di un’epoca in cui il jazz era anche cosa razziale. Lui, di colore, ci dava dentro. Con gli Underdog non pensiamo a etnie, né alla filarmonica di NYC; senza cercare troppo lontano, li troviamo a Roma, in molti. Sono un collettivo composto da 7 un po’ musicisti un po’ circensi, che nel 2007 con l’esibizione al MarteLive scaldano le mani a quelli di Altipiani, tanto da convincere, le stesse mani, alla stretta. Eclettici ed inafferrabili, sono al secondo lavoro della loro discografia che sebbene aggiornata con questo titolo, ancora non trova il suo scaffale preferito. É un circo. Un grande tendone di world music, di jazz e tanta altra roba: che so, la voce maschile mi ricorda il Lydon dei PIL. A proposito, le voci sono due, anime dalle polarità opposte lanciate l’una verso l’altra, apparentemente nemiche e poi trapeziste complici. Barbara “Basia” Wisniewska, una fata turchina. C’è anche la banda. E un gusto spettacolare per il carosello, l’improvvisazione in monociclo. Ed ecco a voi Little Tony. Si Cuore Matto, Tony sparato dal cannone e funziona tutto secondo nuova cover burlesca. Mingus aveva il suo personale dramma, ed anche i clown mentre si struccano pensano alla fine del mese. I Nostri dicono ‘calma’… ma è bello che tra la fanfara si avverta anche la tensione della storia. Quella contemporanea, della settimana.