Guardi fuori dalla finestra e ci sono i boschi. E piove. T’infili le cuffie nelle orecchie e c’è il mare. E il sole. E una vagonata di capelloni baffuti più o meno in possesso delle loro facoltà mentali che danzano seminudi alzando le braccia al cielo. Questi tre sono bizzarri forte. Garage-hippie-upbeat-cazzeggioni, fanno l’effetto di un volume delle ‘San Francisco Nuggets’ sparato a doppia velocità sul giradischi. L’immagine di copertina è adatta e fuorviante. Adatta perché il tipo ritratto a cera in un trionfo di fiori è lì per dirti da dove questi veneziani traggono le loro vibrazioni; fuorviante perché qui dentro ci trovi di tutto: passaggi veloci presi dal punk scanzonato alla Ramones, ma anche momenti più oscuri e aggressivi, aperture che sembrano scritte da Brian Wilson e canzoni da spiaggia in puro stile Surf. Un disco velocissimo e divertente, che non si prende troppo sul serio ma non tralascia di creare buona musica partorendo pezzi dai titoli deliranti come Having read your horoscope I can’t help you anymore, Masturbation breakdown, Ok, you are Gay. Che i SuperTempo abbiano voglia di fare casino e di spassarsela è chiaro, e qui e là riescono anche a coinvolgerti nel loro party fuori di testa à la “Electric Kool-Aid Acid Test” con un’iniezione vitaminizzante di RocknRoll ruvido. Il lavoro di batteria mi ha colpito in modo particolare, è articolato e incisivo, eppure mai invadente, perfettamente integrato nel nucleo sonoro scarno ma rispettoso dei canoni che caratterizza i tre. Ti stanno simpatici, non puoi farci niente, saranno pure dei cazzoni (sul loro sito la mini-bio recita: ‘suoniamo a Venezia, nessuno di noi è ancora morto’), ma dei cazzoni col pieno controllo delle loro capacità espressive, e questa è una delle qualità maggiori che una band può vantare, a mio parere. Una buona band, dalle buone potenzialità. Non si capisce un cazzo (o poco più) di quello che cantano, ma in teatri come questo il lato dei testi è inevitabilmente messo in secondo piano a favore delle good vibes. E poi alle Go-GoDancers non piacciono i tipi che scrivono testi profondi. Loro vogliono farsi e ballare, farsi e ballare, farsi e ballare.