Appena qualche mese fa, in occasione dell’uscita dell’anteprima in streaming di Navi mi ero già ritrovata a fare qualche pettegolezzo a proposito dello strepitoso lavoro dei Santo Barbaro che amo particolarmente e che già all’epoca del precedente lavoro, Lorna, mi avevano particolarmente colpita… così tempo dopo mi si ripresenta l’occasione di far diventare quello che era stato uno scambio assolutamente confidenziale di opinioni, una “chiacchierata” ufficiale da poter sottoporre all’attenzione di chi potrà gradire.
Leggerete così le parole del portavoce di uno dei più promettenti gruppi che il panorama italiano attualmente può vantare…su, che aspettate…
Siete stati già nostri ospiti. Nello scorso numero Navi ha beccato uno dei voti più alti in assoluto… e non a caso. Questo disco è un piccolo capolavoro, un “diamante grezzo” che appare ruvido e cupo, ma in realtà possiede l’essenza della bellezza in sé (si vede che lo adoro?)… parlatecene, come solo voi potete?
PIERALBERTO: Beh, grazie. Ti posso dire che ci siamo divertiti molto. L’idea di Navi è nata durante il tour di Lorna. In quel tour – che abbiamo suonato in duo – abbiamo sperimentato molte delle cose che sono poi finite nell’album, come l’utilizzo delle lamiere al posto della batteria o il graduale abbandono delle chitarre. Io avevo una decina di pezzi pronti, ma prima di iniziare a lavorarci ci siamo fermati per capire che tipo di estetica stavamo cercando. Il primo pezzo registrato è stato Il corpo della pioggia; l’ultimo Quercia. In mezzo c’è stato un anno di studio, di ragionamenti, di scazzi, di litigate e di grandi soddisfazioni. Ti posso solo dire che il risultato finale è esattamente quello che avevamo in mente nel momento in cui siamo partiti.
Nel vostro passato altri due dischi di notevole importanza, ma questo è un disco “cresciuto”, più consapevole di quello che vuole comunicare… la metamorfosi dipende dal corso del tempo o semplicemente è cambiato qualcosa?
Noi cerchiamo sempre di fare almeno un passo avanti. E questo riguarda tutto: i testi, gli arrangiamenti, le strutture armoniche. Di sicuro Navi è stato un disco molto ragionato in fase iniziale, e poi molto naturale nella sua registrazione. Navi è stato anche il primo disco scritto a quattro mani. La distanza tra i provini iniziali e le versioni definitive è abissale. E in questo è stato centrale il lavoro di Franco Naddei.
Ma come fanno due sole menti a dare vita ad un disco così meravigliosamente complesso e articolato? Chi mette cosa?
Credo che in questo disco siamo riusciti a trovare una sintesi tra i nostri diversi (seppur simili) modi di concepire la musica. Difficile dire chi metta cosa. Di solito parto io con la chitarra o il pianoforte. Dal provino iniziale inizia un percorso creativo totalmente nuovo. È stato Franco a creare la prima spaccatura dai provini iniziali, cambiando accordi e armonie. Da quel punto in avanti è difficile stabilire chi abbia influenzato maggiormente il disco. Passavamo ore intere ad ascoltare solo la linea vocale, escludendo tutto il resto, immaginando cosa quella voce poteva suggerirci. Di Urania, ad esempio, esistono almeno quattro versioni complete.
Ustation lo inserisce nella classifica dei dieci migliori album del 2012, insieme ad Afterhours e Giardini di Mirò, mica roba da nulla insomma…
Senza peccare di presunzione credo sia giusto. Credo che Navi sia un disco coraggioso soprattutto nell’uscire dalle logiche del presente, nel cercare una spiritualità all’interno della musica. I riconoscimenti fanno ovviamente piacere, ma noi ci siamo stretti la mano già nell’ultimo giorno di mix.
Si è aggiudicato recensioni da ogni angolo d’Italia, dalle riviste specializzate alle testate nazionali (L’Unità ad esempio). Come è stato ritrovarsi coinvolti in questo vortice mediatico? Inutile chiedervi se ve lo aspettavate…
Sì. In un certo senso siamo abituati alle recensioni altisonanti. È una cosa che si ripete dal primo disco. La critica ci vuole bene e spinge per la nostra sopravvivenza. Allo stesso tempo siamo grandi abbastanza per capire che le buone recensioni servono a poco e sono totalmente scollegate da logiche più pratiche come l’organizzazione di un tour. I premi della critica assomigliano molto ai riconoscimenti postumi.
Navi è stato concesso da subito in streaming integrale (anche su youtube), mi chiedo se in un periodo in cui di dischi se ne vendono pochini, non sia un suicidio questo… quindi meglio la condivisione che la vendita?
Il concetto è che se ne vendono pochini lo stesso, in gran parte durante i concerti. Credo che se il tua live è convincente, poi allo spettatore fa piacere contribuire alla tua sopravvivenza comprando il disco. Mettici anche che, uscendo volontariamente dalle logiche delle etichette discografiche, siamo anche usciti dai canali di distribuzione. Più che alla vendita si punta a creare un legame profondo con chi ascolta la nostra musica e ci segue nei live. Nel corso degli anni abbiamo portato avanti tante collaborazioni con le persone che gravitano nel nostro mondo: videoclip, festival, colonne sonore, ecc.
In tutto questo fragore avete già qualche idea sul prossimo lavoro: spunti, pensieri, idee… ?
Noi siamo perennemente proiettati verso un nuovo lavoro. E in tutta onestà non vedo l’ora di rinchiudermi in studio. Non so ancora come sarà, ma il momento migliore è proprio quello in cui si immaginano i confini del nuovo viaggio. Ci sono già alcuni provini, ma, come per Navi, combatteremo l’impulsività iniziale e ci siederemo con calma prima di toccare gli strumenti.
Ho visto che da un po’ avete cominciato il tour, quindi dove vi becchiamo live?
Dove ci beccate non lo so davvero, visto che il tour al momento è fermo, dopo le prime 8 date. Ti consiglio di scrivere una mail alla nostra agenzia di booking.
Anche da questo punto di vista i consensi sono parecchi e positivissimi: com’è suonare dal vivo un lavoro così intenso e malinconico?
È fantastico. Anche se in studio abbiamo fatto tutto in due, dal vivo siamo in quattro sul palco (con Enrico Mao Bocchini alla batteria e Davide Fabbri ai synth) e questo ci permette di essere molto dinamici e di impatto. La malinconia permane, ma prende accenni più istintivi, tribali, aggressivi. Il live era una cosa che ci mancava tanto, dopo un anno di studio. Tornare sul palco è tornare a casa.
Per chi si fosse incuriosito da queste visionarie chiacchiere dove vi trova/ascolta in rete?
www.santobarbaro.org è il nostro sito. Poi siamo presenti nelle varie piattaforme e social network. Dici che la curiosità è ancora legale?
Adesso io sto zitta e tu parli… ti concedo tre righe in perfetta anarchia… decidi se farti amare o odiare…
Di solito funziona più la seconda in termini di ritorno di immagine. Ma di questo non ci è mai importato molto. Preferirei che la perfetta anarchia di cui parli coinvolgesse chi sta leggendo questo articolo e lo portasse dove non penserebbe mai di essere.
Intervista a cura di Maruska Pesce