Tre grandi musicisti si incontrano e ne nasce una simbiosi musicale quasi innaturale e il risultato è strepitoso. C’è Jeff Ament, lo stesso Ament che suona il basso nei Pear Jam, e due anime incandescenti della scuola degli anni ’80 di Seattle, cosine da nulla… Spiegare in semplici parole cos’è, anzi chi sono i Random (così si pronuncia questo strano insieme di consonanti, apparentemente senza senso) è assolutamente riduttivo, è energia allo stato puro, è crudo e semplice rock’n’roll, di quello stilisticamente tanto perfetto, data la tecnica ineccepibile dei tre, quanto sporco, data l’anima assolutamente strong del gruppo. Le dodici tracce scorrono velocemente accompagnate via via da scossoni adrenalinici fino a che non arrivano quei pezzi che lasciano a bocca aperta, è il potere del soul, delle vibrazioni positive che solo grandi musicisti possono riprodurre. Le immagini che hanno ufficialmente scelto come rappresentanti creano preconcetti sbagliatissimi, che distolgono l’attenzione dai contenuti concreti dell’album, tutto quel colore accecante sembra talmente banale da sminuire apparentemente lo spessore di Acts. Il titolo del disco è ispirato all’origine dei brani, una jam improvvisata appena dopo l’incontro con il batterista che gettò da subito le basi definitive al sound perfetto con cui si ha a che fare in questo caso. Quella magia è rimasta assolutamente intatta, come se quei pezzi fossero suonati per la primissima volta, con la stessa energia dell’improvvisazione, con lo stesso entusiasmo dei grandi. Se avete voglia di un bel disco, non può essere che questo. Assolutamente consigliato.