La Piramide di Sangue, al suo lavoro di esordio, risalta subito per un fattore: è un settetto capitanato da Stefano Isaia, leader dei Movie Star Junkies, e nutrito da membri dei Love Boat. È un’opera difficile da catalogare, anzi i possibili rimandi sono sempre un po’ forzati, specie nel panorama italiano: ci presentano un mix stranito di musica animata da qualità cinematiche, dove l’amore per la No Wave sposa jazz e psichedelia. La sperimentazione effettuata da La Piramide di Sangue è affascinante, con pezzi esclusivamente musicali, in particolare per quei richiami che fanno immediatamente pensare all’Oriente, ai risvegli al mattino e ad atmosfere e civiltà a noi semi-sconosciute: attraverso una strumentazione decisamente massimalista (doppia chitarra, doppio basso, synth, batteria e percussioni varie) ci portano effluvi mediorientali, tziganate balcaniche, trascendenza ed esoterismo. Sangue ricalca soluzioni morriconiane, mentre Tu getti sale sulle mie ferite evolve in cupe rappresentazioni indie, tra post d’ascendenza chicagoana e strane modulazioni mediterranee. In bici sulla strada della perdizione si muove su uno smooth latineggiante, fino ad arrivare a Complotti a Tebe, apice del disco e maggior fonte di meditazione.
Fondamentalmente, ci troviamo di fronte ad un lavoro composto da musica assolutamente svincolata dal contesto attuale, ottimo album d’esordio, che si muove sul filo di una sorta di instabilità ovattata: i pezzi sembrano inizialmente reggersi su strutture ripetitive e persino prevedibili, salvo poi distendersi lungo direttrici avventurose.