Girless & the Orphan

NOTHING TO BE WORRIED ABOUT EXCEPT EVERYTHING BUT YOU

Stop! Records/To Lose La Track, 2012

Attacca Nothing to be worried about except everything but you (titolo lungo, ma evocativo) e una chitarra acustica dolce e un po’ sognante racconta di come il petto di qualcuno sia un posto accogliente. Subito dopo, un attacco vetriolico alla bigotteria omofoba così in voga a casa nostra (Mein Vatikampf, come ho fatto a non pensarci io per primo?). Girless & the Orphan continuano inanellando pezzi d’amore malinconico, amore omicida, amore e basta e critica sociopolitica. A volte delicati, nei registri del nu-folk, a volte scazzati e ruvidi, più vicini all’emocore più recente (non è necessariamente un insulto, il post-hardcore ha regalato momenti molto interessanti – no, non potete controbattere, ho ragione io), in ogni caso sempre molto orecchiabili. Sul loro blog definiscono quello che fanno ‘acoustic and anarchic rock for the masses’, che è una definizione calzante, e anche funzionale. La musica di questo duo allargato ha chiaramente un potenziale di diffusione popolare per il suo essere ibrido di correnti diverse (nel quale, quindi, è facile trovare qualcosa che piaccia) miscelate e pettinate ad hoc nel giusto equilibrio acustico-introspettivo/distorto-proiettivo. Nonostante le tentazioni più marcatamente pop l’album resta autentico e attraente. C’è una dimensione intima, da chitarre-in-mano-e-portacenere-pieno-nel-cuore-della-notte che inevitabilmente ti colpisce e ti fa prendere in simpatia questi nove pezzi. Cinnamon and Arrogance è uno dei migliori della raccolta, viene da immaginarselo suonato davanti a un pubblico pogante e accaldato; lo stesso vale per Calleth you, Mocketh I, pezzo che ha il piglio e la forza di un singolo da stadio. Ecco, i miei flussi di coscienza comprendono sempre un folto numero di spettatori, a riprova che Girless & the Orphan sono una band da piccolo locale underground proiettata verso la dimensione del mega concerto. Avrei qualche resistenza sul cantato inglese (idiosincrasia: sono ossessionato dalla perfezione, in merito) anche se a dire il vero gli episodi di pronuncia o costruzioni goffe sono rarissimi (che è cosa rarissima tra i connazionali che si cimentano nelle lingue straniere), altro punto a favore dei due riminesi. Beh, che altro dire? Ascoltateveli, sono sicuro che da qualche parte qui dentro troverete qualcosa nelle vostre corde, e magari passerete qualche bel momento. E tanto basterà.

Voto: 8

Marco Petrelli