L’elettronica in Italia c’è, esiste ed ha spesso un respiro internazionale; è quindi spesso rivolta più a mercati esteri o a paesi culturalmente più evoluti in grado di accoglierla. I F.O.O.S., giovane duo torinese, fanno parte della vasta schiera di musicisti italiani che non ha speranza di essere “profeta in patria”, ma che forse possono trovare maggiore accoglienza fuori cortina. Showcase avrebbe due termini di valutazione possibili: uno nazionale e uno internazionale. Sul prima sorvolerei perché rischierebbe di apparire un piccolo miracolo. Di fatto non lo è! È indiscutibile che Showcase esprima una certa maturità artistica, e che sia fuori dal tempo e fuori da ogni tendenza del momento è un merito sommario che a priori gli andrebbe attribuito ma potrebbe non bastare. Il disco apre con una moderatissima elettro title-track, per poi sfociare in The Monster, probabilmente l’ideale traino per dell’intero disco. Per farvi un’idea, un Trent Reznor meno nerboruto avrebbe fatto qualcosa del genere. Il gusto elettro-rock danzereccio prosegue nel tracciato del disco per ritrovare, qua e là, parallelismi stile anni novanta pseudo Alec Empire e suoi Atari Teenage Riot. Insaporendo il tutto con un gusto new wave di respiro europeo, le connotazioni di questo disco credo siano terminate e le note dolenti sopraggiungono nell’ascolto, per esempio di G.O.L. a causa di una pericolosa approssimazione ai Subsonica, una delle massime espressioni della degenerazione del rock indipendente made in Italy. Parzialmente efficace la direttissima Riot! oppure la depechemodiana The World We Could Have Built. Nonostante, oggettivamente, si tratti di un disco maturo e dall’impeccabile resa, frutto di duro lavoro e passione, purtroppo, appare sin troppo plastico, freddo e preconfezionato. Manca l’elemento dirompente che in un lavoro del genere è soprattutto la novità. Ascoltabile ma indiscutibilmente mediocre.