Elias Nardi

Non capita sovente di imbattersi in una formazione musicale italiana che utilizzi l’oud fra i suoi strumenti. Assai diffuso in oriente, particolarmente nel mondo arabo, in occidente il suo uso è molto raro, quasi un vezzo per cultori. Eppure il legame dello strumento con la musica occidentale è molto stretto. L’oud sembrerebbe essere il diretto predecessore del liuto, diffusosi in Europa nel corso del Rinascimento…
Elias Nardi dedica il suo talento a questo strumento. Si reca presso il maestro palestinese Adel Salameh per apprenderne le tecniche e le caratteristiche espressive. Forte di un bagaglio musicale classico e jazzistico maturato nello studio del contrabbasso, il musicista toscano acquista così un’ulteriore competenza, un nuovo linguaggio musicale distante da quelli già acquisiti, con la possibilità di farli interagire fra loro e creare insoliti mélange.
Il tema dei tarocchi è in quest’album l’occasione per far sfoggio e dipanare questo potenziale espressivo. In particolare la suggestione originaria che ha influenzato Elias Nardi è divampata nella sua visita al Giardino dei Tarocchi di Capalbio, quel giardino della bassa Maremma popolato di statue colorate, incantevole opera di Niki de Saint Phalle. The Tarot Album, così come il giardino, scaturisce da una personale interpretazione di alcuni degli arcani maggiori. Il tema non è certo nuovo nell’arte, nella narrativa i più ricorderanno Il castello dei destini incrociati di Calvino. Nel romanzo la combinazione di più arcani dava luogo alla narrazione, nell’album di Nardi, invece, ogni arcano diviene tableau in cui ha luogo un’azione. Ogni figura detiene in sé un racconto, un motivo, una sensazione. È su questo che il compositore gioca con il suo Quartet (completato dal basso fretless di Carlo La Manna, il piano di Roberto Segato e i cimbali di Zachary J Baker), dando ai brani tanto la linearità di un intreccio narrativo quanto l’andatura ondivaga dell’immaginazione.
È interessante scoprire come il quartetto interpreti e metta in musica ciascun arcano (manca all’appello soltanto Il Matto). Per L’Appeso è focalizzata l’idea dell’instabilità, dell’essere fisicamente in bilico, più che del tradimento; dunque si dà conto del valore denotativo della carta, più che al suo significato simbolico. Ne La morte ha luogo un breve ma significativo dialogo tra l’oud e il piano, con il basso ostinato a fare da tappeto, finché si ha l’impressione che il contraltare si divarichi via via fino a una separazione tra le linee melodiche, che si conclude con la rarefazione del suono, come ad evocare uno sdoppiamento spirito/corpo prima del trapasso.
 

di Alberto Sartore