I Causa ho avuto il piacere di vederli dal vivo come gruppo spalla di altri più noti. Ma prima di parlare di loro devo fare una premessa: io sono un amante del genere ska-punk di cui il quintetto pisano si fa portatore. E onestamente non sono un fan delle voci con basse tonalità, come è quella di Cesto, il cantante. Poi li ho visti live, come dicevo. E ho cambiato idea. Lui è un animale da palcoscenico. Il loro nuovo lavoro conferma le impressioni che ebbi tempo addietro: in un genere strasuonato, iperconsumato come lo ska-punk, riescono a tirare fuori un’opera che è degna di essere ascoltata. Dieci pezzi rapidi, con sonorità non nuove per verità, con richiami espliciti a Peter Punk e Punkreas ma con un’idea di base un po’ più impegnativa: i testi non vanno solo ascoltati ma anche capiti. Credo sia qui la loro vera forza: non so se vi sia mai capitato di ascoltare i Punx Crew, ma lo stile dei Causa ricorda molto l’anima di fondo di quel super gruppo costruito a tavolino: la musica è un veicolo importantissimo se si ha qualcosa da dire. Tralasciando brani come Libera che, ovviamente inneggiano alla legalizzazione (idea trita e ritrita in verità), ci sono pezzi come Maschera e Sangue sporco che me li fanno apprezzare perché si fanno portavoce di una necessità di rivolta generazionale. Influenzati da gruppi importanti come Los Fastidios e Pornoriviste, i Causa sono sulla buona strada per ritagliarsi una propria fetta in un panorama quasi completamente saturo.