The Rust and The Fury

MAY THE SUN HIT YOUR EYES

La Fame Dischi, 2012

Se anche voi state aspettando il prossimo disco degli Arcade Fire avrete delle ottime ragioni per ascoltare The Rust and The Fury. Scomodare paragoni così arditi potrebbe far incazzare la band, oltre che deludere fan. Aspetterò l’eventuale linciaggio da parte di entrambe le fazioni, ma il mio dollaro d’onore lo punterò, senza pensarci due volte, sulla soddisfazione degli ascoltatori più attenti.
Per quanto riguarda la band umbra, ho la sensazione che non si scandalizzeranno troppo nell’essere associati a mostri sacri. C’è da dire, tuttavia, che se da un lato i muri di suono prodotti dagli organi ed i cantati a più voci fanno molto Neon Bible, si potrebbe azzardare anche un’altra fantasiosa scenetta: l’album suona come i Mercury Rev che suonano pezzi dei Clap Your Hands Say Yeah arrangiati dagli A Toys Orchestra. Questo sciorinare nomi e nomoni è assolutamente fine a sé stesso, ma effettivamente, se il lettore avrà la pazienza di compiere un piccolissimo esercizio di fantasia, arriverà non troppo distante dal sound dell’album. Le chitarre quasi-new wave ed i suoni artefatti di organi e synth sono veramente ben scelti, le liriche girano bene e in generale la direzione intrapresa dal quintetto perugino sembra essere ben definita. I pezzi si costruiscono su sé stessi come nella miglior tradizione art-rock, fino ad esprimere una coralità di voci, strumenti e loops, tra l’ipnotico e l’onirico. Bellissima Laughing at Nothing e la sinfonica traccia finale Devil. Questo primo lavoro è il risultato di diversi anni di gestazione, un ampliamento fino al quintetto che ha portato i brani dalla loro forma originale proto-indie ad un’evoluzione ed un processo di maturazione che potrebbe giungere a conferma e probabile consacrazione già con il loro prossimo lavoro.

Voto: 7

Bernardo Mattioni