UN LARGO CAMINO
UPR/Edel, 2012
Non c’è bisogno di sapere ogni singolo dettaglio riguardo ai Tamales de Chipil, per poterne apprezzare il percorso musicale. Ciò che è necessario sapere sulla loro vita è racchiuso in forma di musica nel loro ultimo lavoro: “Un Largo Camino”. Un vero e proprio viaggio attraverso la cultura zingara di tutto il mondo, si muove un passo sul vecchio continente e con quello successivo siamo già in America Latina, poi tra i Balcani ed ancora in Messico, con l’Italia in mezzo. Il beat in levare compare spesso e volentieri in queste tradizioni musicali; lo stesso avviene in Un Largo Camino, i cui nomadismi musicali prendono il via da quella che potrebbe essere una Bandabardò (pe’ capisse), per abbracciare Ska, Dub, Tango, Folk-pop, Reggae, Balkan … l’unica Stella Polare (o meglio, Croce del Sud) di tanto vagabondare musicale è una chitarra elettrica le cui licenziosità si rendono protagoniste di sovente, al timone dei Tamales. Scomoderò un paragone un po’ stridente (leggasi “sputtanato”) ma la voce, laddove la musica si fa ballata o canzone (Cento all’ora), ricorda non nel tono ma nei rotolanti giochi di parole e nell’approccio recitativo, quella di Lorenzo Kruger in un ipotetico pomeriggio a zonzo con i Gogol Bordello. Quattordici tracce, corredate da due ulteriori registrazioni live durante una data messicana, a sottolineare l’importante legame tra il collettivo e un’intensa attività live. L’intero disco è suggestivo e suonato egregiamente. Sebbene molte delle sfumature sonore di cui sopra appartengano a generi relativamente consolidati e facciano parte di una serie di linguaggi le cui modalità espressive sono denotate culturalmente, socialmente, politicamente dai propri esponenti, risultando (non me ne vogliano i fan più incalliti, ne parlo da estimatore) in una sorta di “conservatorismo musicale”, il disco dimostra una buona profondità proprio per la capacità di dialogare in diverse “lingue”, dallo struggente tango 40 años, alla pulp-western Uasca, alle gustosissime rivisitazioni dub di Amara Terra Mia firmata dalla coppia Bonaccorti/Modugno, senza osare e senza avventurarsi troppo verso territori inesplorati. Se avevate in programma di partire, possibilmente per l’emisfero australe, portate con voi “Un Largo Camino”.
Voto: 7
Bernardo Mattioni