I Sikitikis sono inoltre un esempio concreto di band che sceglie con successo circuiti alternativi di vendita, in particolare attraverso la Rete e nei live. Lo stesso Le Belle Cose è un disco anomalo (definito dalla band un “disco-anti-disco”), formatosi sul web, nei social network, a poco a poco: le tracce sono state pubblicate in tempi diversi, accompagnate ciascuna da un proprio video, fino all’uscita in free download; l’uscita fisica in compact disc è giunta in seguito, reclamata a gran voce da molti utenti del web, ma del disco tradizionale non c’è nulla, se non il supporto. Una serie di tracce distinte senza pretesa di omogeneità, pubblicate per di più in maniera non simultanea. Il cd diventa raccolta di singoli (ma il dubbio è che in molti casi fosse già tale, e in Le belle cose si rinuncia soltanto a una illusione di unità di cui ormai – ai tempi della vendita per traccia singola nei digital store – si può fare commercialmente a meno).
Siamo di fronte a nuovi meccanismi di produzione discografica, una scelta che neanche musicalmente danneggia il prodotto alla luce degli obiettivi che si pone. Il lavoro è ricco di episodi convincenti (La mia piccola rivoluzione, Aria, Hey tu!) e non stentiamo a immaginare un altrettanto positivo riscontro live, per i suoi brani ballabili, cantabili, facilmente memorizzabili. La musica non paga il prezzo della commerciabilità. L’interesse per questo album può investire diversi suoi aspetti e quello ludico è senz’altro predominante, ed è bene che sia così. Non spendiamo ulteriori parole, un disco così facilmente fruibile va ascoltato, non discusso. Ovviamente l’ascolto è consigliato, tanto più che è gratis!
di Alberto Sartore