Caffiero

MOSCAGRANDE

Autoprodotto, 2012

È Il primo cd dei Caffiero, trio di Fano composto da Alessandro Gobbi, voce e batteria, Andrea Gobbi al basso e contrabbasso, e Mattia Beltutti davanti al Synth come un polipo. Il lavoro è un insieme potente, ossessivo e tutt’altro che banale di musica elettronica ruvida e diretta. Ritmiche nevrotiche (mai “barocche”), bassi graffianti e continue incursioni noise. Ermetiche voci si dissolvono fra i suoni di strumenti tirati e distorti fino a creare canzoni potenti e magnetiche come “Jhon Stark”. Il disco si apre con “A damn cup of coffe”, una delle canzoni più rarefatte e oniriche che ci presentano l’altro lato del disco, dove è forte il richiamo ad atmosfere new wave più cupe e intimiste. La canzone è un crescendo di disturbi sonori che preludono al pezzo successivo, “bullshit” dove le ritmiche prendono il sopravvento e la voce è quasi strozzata. I brani successivi sono incalzanti e ipnotici, specialmente “Violence in the kitchen” dove vorresti non finisse mai quell’intreccio di percussioni. “3 by the gyn” riprende le sonorità del pezzo d’apertura, Cosi come il pezzo finale “Caffiero nei boschi” dove gli autori ci prendono letteralmente per mano e ci accompagnano fra la nebbia del sottobosco a scoprire un mondo di insetti meccanici, alberi cyborg e funghi velenosi. E’ uno di quei dischi dove vorresti citare tutte le canzoni, dalla follia sonora di “Secondo” all’esperimento molto accattivante di “Tubi: c’est pas une pipe”, senza dimenticare “My skeleton is older then my father” inspirata da “The skeletons” dei The sound.

Voto: 7.5

Ciceruacchio