CAIMANI
Forears, 2012
Da Varese, passando per la mecenate Firenze, in groppa a caimani infernali. Pagaiano in tre, chitarra, basso e bacchette, nello Stige di una nuova alternatività musicale distorta e un po’ poetica. “Questa città ha segreti ostili, vuol nasconderci”. Così ci informano; un cd, modo migliore di combattere l’ostracismo cittadino, non c’è. Il secondo, dopo la rivelazione con Assemblando oceani per annegare in pace del 2009. Seguono le linee a gessetto già tracciate, espandendo la loro storia in stop motion, piccoli e costanti mutamenti, per un’evoluzione percepibile solo a lavoro compiuto. Hanno limato un po’ di surrealismo take away e regolato il gain del ferro, ne esce un Caimani più maturo ed espressivo, pure con ottimi incastri dal nostro vocabolario, un italiano senza l’ansia da rima precoce.
Difficile incorniciare il disco in un riquadro musicale, cambi di ritmo, di effetti e di umori (Caimani infernali) sono le ali di una sfuggevolezza che esce dalla finestra del laboratorio delle etichette, verso un dilagare sonoro meno preconcetto. Ci si può sentire di tutto. I Verdena. Anche cose che piacciono meno, in una pozzanghera di buone idee. Dei rettili alcuni pezzi hanno il sangue freddo, e non parliamo di coraggio, ma di uno scheletro piuttosto brullo, un’interpretazione lacrimosa di nostalgie risparmiabili (Sul mare di Okinawa). Ha un che di artistico il buco nel vetro lasciato da Fionda. Tutto è registrato benissimo, e funziona. Ma..
Voto: 6/10
Pablo