CONFUSIONAL QUARTET
Hell Yeah Recordings, 2012
Cosa si può dire di questo disco? “Parole in libertà”, è una delle poche frasi pronunciate nel caos strumentale di tutto l’album, e mi pare che l’estetica futurista si applichi bene a una creazione che si genera e cresce tramite accostamenti continui, una sorta di montaggio delle attrazioni à la Ejzenštejn che è una mazzata per le orecchie, tanto violento quanto divertente. Un’apertura rock’n’roll che viene trasformata in rumorose strida acide prima di scomporsi in melodia 8-bit, violentata poi da distorsioni progressive prima di chiudere nuovamente il cerchio. Questa era Cani alla menta, ma la road-map potrebbe essere applicata un po’ ovunque: non si sa mai dove questi quattro scavezzacollo andranno a parare. Il basso pulsa, il piano impazzisce, la chitarra grida; siamo in un film dell’orrore, anzi no, siamo in un mondo subacqueo digitale, anzi no, siamo ad un festino psichedelico intenti a fissare un raggio di luce che si trasforma al nostro comando; ah, no, siamo in un losco sotterraneo newyorkese mentre qualche psicopatico suona bambole di porcellana e forni a microonde. Un gran casino, insomma, ma un casino accuratamente studiato e preparato, orchestrato in ogni sua parte, perfetto, fuori da ogni schema e da ogni catalogazione. Un lavoro impegnativo, probabilmente inascoltabile per parecchi, sicuramente geniale e innovativo. Dedicato ai palati più smaliziati, e a chiunque voglia, di tanto in tanto, vedere fino a dove la musica si può spingere, magari ripensando e allargando i vecchi concetti, le barriere e le definizioni (che è sempre una cosa utile).
VOTO: 8/10
Marco Petrelli