a cura di Maruska Pesce
Gruppi come questo sono la dimostrazione che la musica con la M maiuscola in questo paese esiste ancora oggi, che esistono musicisti che perseguono un’ideale che si fa spazio nella penombra, facendosi forte solo della qualità che porta con sé, lontano dagli interessi economici del mainstream che pregiudica sempre più spesso questa fondamentale caratteristica.
Perciò chiamatemi nostalgica, demodé, o come volete, ma io rimango saldamente legata al concetto di musica indipendente in cui credo, e quando inizio la playlist degli innumerevoli capolavori di Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo capisco che la musica possiede una dignità assoluta, ben più grande di quella che gli propina il subdolo mercato attuale…e se per creare “cose così eccezionali” si deve rimanere lontano dai riflettori e dalla massa, ben venga… io (e spero anche voi) osservo la penombra, mi ha sempre dato molte più soddisfazioni…
Come si fa ad essere così eccezionali e passare quasi inosservati (e non mi riferisco alla critica…)?
Beh…in questo bel paese contradditorio è semplicissimo! Almeno quanto il contrario: essere facilmente sopravvalutati.
Cosa avete progettato, architettato, strumentalizzato dal vostro ultimo album?
Il nostro ultimo album, Disconoir, ha ormai 4 anni e più degli altri avrebbe potuto, dovuto essere l’ultimo della nostra carriera. Invece è stato un punto di partenza per tantissimi progetti, intorno a Disconoir è stato realizzato di tutto: progetti crossmediali, sonorizzazioni di ambienti dark, architetture d’interni, strumenti emotivi per film, aldilà di ogni nostra aspettativa…
Da sempre è evidentissimo il vostro amore per il cinema e il teatro…note alcune delle bellissime colonne sonore firmate da voi…ma esiste una differenza tra produrre musica e produrre musica per il cinema?
Sono esperienze completamente differenti nel processo creativo e in quello realizzativo. Abbiamo avuto la fortuna e la determinazione in tutti questi anni di realizzare dischi in completa autonomia, pur se sempre sostenuti da etichette discografiche e distribuzioni. A volte anche con il sostegno di produttori che ci hanno migliorato senza mai prevaricare o stravolgere la nostra attitudine alla ricerca e sperimentazione. Nel cinema invece vieni scelto, questa è una grande differenza. Ti mette nelle condizioni di essere al servizio di un’opera in cui intervengono molti elementi, spesso equilibrati dalla musica. La gioia e soddisfazione per essere stati scelti non ti quietano: quando sai cosa ti aspetterà vorresti dire di no, poi la voglia di mettersi in gioco vince su tutto. Le responsabilità per i musicisti e per i tecnici al seguito sono grandi: gli sforzi per trovare il giusto equilibrio, i tempi di lavorazione sono lunghi ma più si avvicina la fase finale più sembrano troppo stretti.
Il confronto con tutta la produzione (con la sala moviola dove avviene il montaggio) è costante e quasi sempre faticoso perché non esiste film fatto e finito con la sola stesura di una sceneggiatura: il film è un’opera complessissima e fino al giorno prima del “the end”, può variare. È sufficiente che un solo anello della catena produttiva/creativa ponga un dubbio e tutto può essere rimesso in discussione: la musica in questo processo è uno degli elementi più importanti e delicati da gestire.
Esperienza che ripeterete immagino…
Dopo Cosmonauta (di S. Nicchiarelli, Fandango, 2010), nel 2011 siamo stati scelti per Bar Sport (di M. Martelli, Rai Cinema) che ci ha impegnati per un anno con il regista che ci ha “svezzati” nel mondo del grande schermo, in tempi insospettabili (2002), quando eravamo ancora più invisibili di oggi.
Da ottobre del 2011 a pochi mesi fa, siamo stati richiamati da Susanna Nicchiarelli per il suo secondo film “La scoperta dell’alba” (Fandango, di prossima uscita): in quest’ultimo lavoro la regista ci ha voluti anche come interpreti di noi stessi nella storia. È stata un’esperienza eccitante quanto imbarazzante: davanti alla macchina da presa con Margherita Buy che ha fatto un lavoro egregio (è simpatica e modesta) per evitare il nostro “autoseppellimento”. La Nicchiarelli ci ha coinvolti molto sul piano musicale, è stato un confronto serrato alla ricerca di una tensione che si avverte in tutta la pellicola. Dopo il successo di Cosmonauta, questo nuovo film di Susanna è una sfida coraggiosa per tutti e alla proiezione finale le aspettative di chi ci ha lavorato sono state ampiamente soddisfatte. Dopo lavori di questo tipo hai solo voglia di riposarti e speri che quando il film uscirà, dopo tutta la fatica, possa essere visto da più persone possibili: speranza spesso vana perché in Italia pare che andare al cinema, a vedere un film italiano perdipiù, sia un piacere dimenticato.
La musica “alternativa” dagli anni ’90 in poi non ha avuto vita facile, nel caso di musica prettamente strumentale credo sia ancora più difficile emergere dal mucchio…e allora che si fa?
Noi continuiamo a suonare ma come gran parte dei musicisti italiani “fuori dal mucchio” il nostro lavoro deve essere un altro, la musica resta una passione forte e impegnativa ma non si guadagna tanto da sopravviverci. Non siamo certo abituati a piangerci addosso, anzi siamo un gruppo di persone con una forte componente autoironica: non siamo mai stati ingenui né illusi. Questo approccio ha fatto sopravvivere il Gatto fino a oggi e di soddisfazioni personali ne abbiamo avute davvero tante: da suonare su grandi palchi anche davanti a migliaia di persone, alla passeggiata sul red carpet della mostra del cinema di Venezia. Non poteva andare meglio fino a oggi per noi, se verrà dell’altro potrebbe essere anche troppo, alla nostra età.
Qualche anticipazione esclusiva in merito ai vostri progetti in cantiere…ad esempio, un nuovo album?
Stiamo lavorando ad un progetto più complesso di un album, con il coinvolgimento di un eccezionale compositore (Stefano Maccagno, Museo nazionale del Cinema di Torino), di un’orchestra, di filmaker, di uno scrittore, di un attore. È un work in progress, e, se tutto procederà per il meglio, verrà presentato in anteprima nel 2013, all’interno di una prestigiosa kermesse che coinvolgerà le città di Torino e Milano.
Dischi eccezionali, di altissimi livelli qualitativi, ma per chi volesse risentirvi live?
Sembrerebbe il contrario ma Gatto Ciliegia ha suonato parecchio, per diversi anni. La dimensione live per noi è sempre stata faticosa. In questi ultimi anni è inutile negare che esiste una crisi del concerto. In pochi anni hanno chiuso tanti club storici in tutta Italia, tanti Centri Sociali non esistono più (è scomparso anche il senso del Centro Sociale), molti festival importanti sono morti o si sono ridimensionati tanto, escludendo automaticamente le proposte minori. Certo la musica è un’arte performativa, abbiamo sempre dato un valore importante ai live, soprattutto per il fondamentale contatto con le persone che ti ascoltano, che danno un senso alla tua costante ricerca. Ma in questo momento strutturare un progetto come il nostro con delle uscite live non vale lo sforzo. Questo significa solo che sarà sempre più difficile sentire dal vivo i Gatto Ciliegia ma quando capiterà le persone che saranno presenti sappiano che saliamo su un palco esclusivamente per loro, tanti o pochi che saranno.
Avete collaborato con nomi assai stimabili del panorama musicale e non solo, ad oggi se poteste scegliere un artista con cui collaborare (vivo, morto o x) chi potrebbe essere?
Vivo morto o x, ottimo suggerimento: Ligabue?! Oltre a lui (risata) ci piacerebbe accettare la proposta di chi dirige un centro favoloso, uno spazio musicale di vera resistenza, il CSC di Schio (VC), che ci ha lanciato la bella idea di una collaborazione con un bravo cantautore noto negli anni 70, Mauro Pelosi.
Attualmente siete impegnati a far…
A crescere figli, ristrutturare una casa nel bosco, tirare a campare con il poco lavoro che c’è.
Ultima fatica…tre righe tutte per voi, senza censure, senza domande…fatene buon uso…
“Bisogna esporsi, la chiarezza del cuore è degna di ogni scherno, di ogni peccato, di ogni più nuda passione…”. Pier Paolo Pasolini