Una figa blu, Godano docet. Anzi, Una Fi*a Blu, come pudicamente si firma il gruppo. Scansiamo immediatamente le inconsce associazioni di orge tra puffi che forse funestavano le nostre apparentemente innocenti digressioni infantili e proviamo a concentrarci sulla musica. Vinnie’s hardware EP: tre pezzi brevi, veloci e aggressivi. Siamo nei territori rugginosi dell’hardcore lercio e rude, e la cosa non dispiace mai: distorsore, più distorsore, bacchette ridotte a segatura e screaming a go-go. D’altronde, il tipaccio armato in copertina e gli schizzi di sangue disseminati fronte/retro non lasciavano presagire niente di diverso. L’Ep si apre più che bene, The dance of the dumbs è veloce e violenta, e forse il pezzo migliore dei tre; si prosegue con Grab the throat!, ancora più violenta e affilata della precedente, per chiudere con Einmal ist Keinmal, il momento più debole, che soffre probabilmente dell’energia rabbiosa delle due precedenti. Nulla da ridire sulle capacità tecniche dei Fi*a Blu: fanno il loro dovere decentemente e senza troppi fronzoli, e si fanno perdonare quei pochi momenti slegati che rischierebbero di minare la compattezza richiesta ad un lavoro del genere. Niente male, insomma, un Ep discreto che non brilla e non è opaco, e se il senso di tutto questo è pestare duro, l’obiettivo può considerarsi raggiunto, seppur con qualche (personalissima) riserva. Una buona band con monicker discutibile, aspettiamo di vedere cosa produrranno in futuro perché sette minuti scarsi sono veramente pochi per poter azzardare qualcosa di più di un’impressione. Perché, per riprendere il detto tedesco che i quattro hanno voluto far loro, ciò che accade una volta sola, non è mai accaduto.