Girs Against Boys – House of GvsB
Il disco da recensire mi arriva per corriere.
Il ragazzo che me lo porta sbraita perché è caduto a causa di due ragazzine in motorino che gli hanno tagliato la strada e neanche si son fermate per vedere come stava. E’ incaxxato anche perché gli agenti di polizia presenti nel luogo dell’incidente che lo soccorrono non hanno preso la targa delle piratesse. E’ incaxxato perché le due incoscienti incarnavano il suo prototipo di ragazza-lobotomizzata-logovestita. Classica mantenuta a vita da papino (prima) e ciccino (dopo). Vabbè, cose che capitano, l’importante è poterle raccontare.
Il disco, fatalità, è dei “Girls against boys”.
Perché scegliere un nome così per una Band? Le ragazze contro i ragazzi in che senso? A me “le ragazze contro i ragazzi” evoca il sesso più che la competizione.
Mi viene in mente il film di Sorrentino “This must be the place”, l’avete visto? Ve ne guardate bene dal farlo? – Beh, comunque sia, c’è una scena in cui un ragazzo, a nome della sua Band, invita Cheyenne (che è Sean Penn nel ruolo di un cantante affermato ma non più sulle scene) a produrre il suo disco – nel farlo gli fa presente che può metter bocca su tutto meno che sul nome della Band: “I pezzi di merda”. “I pezzi di merda”, fantastico!!! . Potrebbe essere un’altra divertente attività per gli opinionisti quella di speculare sul perché di certi nomi voluti dalle Band. Tanto ormai ci sono opinionisti per la qualunque.
Veniamo al disco. Risulta essere il quarto album di questa Band e si dimostra degno del successo di cui sembra aver goduto all’epoca del suo lancio (1996). E’ bello, ricco di melodie taglienti, e ritmi ipnotici. Mi verrebbe da dire bello come New York di notte (e infatti la Band pur essendo originaria di Washington DC risiede a NYC)
Il suono è teso, variegato e rumoroso come la Grande Metropoli americana o almeno come la sua immagine pubblica.
Sembra un viaggio di luci eppure “House of GvsB” è al contempo semplice e coinvolgente. In un termine che si usa oggi: “cool”.
Ora mi sbilancio nella mia ignoranza musicale ed azzardo che questo tipo di musica potrebbe essere classificato a metà tra il punk e il metallo (mandate pure insulti e commenti al mio indirizzo di posta che forse potrei decidere di studiare ed imparare qualcosa)
Quattro canzoni più pesanti caratterizzano l’inizio, poi uno scorrevole lento, prima della scalata, l’ascensione e poi la conclusione delicata, piacevole.
Il disco, psichedelico durante le distorsioni della chitarra, rimane sempre affascinante e, persino, orecchiabile a volte.
I suggest.
(RubbY)