L’Orso

I trent’anni non esistono più. Ce li siamo persi, sono stati cancellati dalla precarietà lavorativa, dalle promesse dei dischi che continuiamo ad ascoltare e dai social network. Per chi pensa che L’Orso siano solo canzonette generazionali si perde qualcosa. Il collettivo di Mattia Barro e Tommaso Spinelli racconta storie che fanno parte di noi. Avere vent’anni è uno stato esistenziale tra messaggi d’amore di 160 caratteri, dischi dei Beirut, amarezza scanzonata e paesaggi emozionali in continuo divenire. E la cultura pop ringrazia.

“L’Orso è quel paesaggio che attraversi in bicicletta quando dal paese ti dirigi verso la città”: com’è fatto questo paesaggio?

Campi che diventano periferie e negozi di alimentari che divengono ipermercati. Paesaggi aperti che si stringono e musica più fitta. Se si tengono gli occhi pronti puoi trovare il buono in entrambi i luoghi.

L’Orso non è una band ma un collettivo: chi può partecipare?

Chiunque voglia suonare con noi, disegnare, far video. Non ci poniamo limiti.

Da L’adolescente a La provincia EP…cosa cambia e cosa è passato?
Cambia la maturità di approccio alla musica, alla composizione e alle registrazioni. Aumenta il range sonoro, aumenta il numero di musicisti impegnati nel nostro lavoro. ‘La provincia EP’ è poi il nostro primo EP per un’etichetta (Garrincha Dischi, ndr.) e quindi si avvale di tutti i vantaggi della situazione: avere musicisti dell’etichetta disponibili a suonar con noi, avere un produttore, avere migliori attrezzature.


Da dove nasce la vostra ispirazione musicale?

Ti cito parte del nostro comunicato stampa perché molto incisivo su questo argomento: ‘Le influenze de L’orso possono essere ritrovate nel twee-pop innevato degli Acid House Kings, nella disperazione degli Arab Strap, nel verde dei Belle and Sebastian, nelle camminate sui Balcani con Beirut e nella provincia pavese degli 883. C’è chi parla dell’America, ma L’orso preferisce le bande che sfilano orgogliose per il paese in festa.’

La provincia è uno stato d’animo come lo è essere adolescente. Che rapporto avete con la città in cui vivete e –ahimè- col diventare grandi?
Viviamo tutti – momentaneamente – a Milano. Tommaso è l’unico ad esserci nato e cresciuto. Il rapporto che noi fuori-sede abbiamo con la città è un rapporto abbastanza classico: odio profondo, ammirazione e, in parte, amore.
Col diventare ‘grandi’ abbiamo una certa problematica di fondo; siamo una generazione con un futuro a dir poco incerto e, a breve, bisognerà darsi da fare per davvero.

Il momento più bello che vi piace ricordare da quando è nato L’orso.
A me piace ricordare la data al Castello di Ivrea con Brunori Sas. C’era la mia famiglia, la mia città, una scenografia bellissima.

A quando un album completo?
Profezie Maya permettendo, nel 2013.


Progetti futuri e sogni nel cassetto- e che ci potete svelare-?

Usciamo con un nuovo EP a metà aprile, poi tanto tour!
(ADL – Alessia De Luca)