La consapevolezza del tempo che passa, ecco qual è la prima cosa che mi viene in mente ascoltando le nuove tracce dei Viola Drunken. Tra “Parol” (primo e acerbo album del gruppo) e questo sensazionale “Di fate e streghe” di anni ne sono passati, ma è giusto il tempo fisiologico per dar vita ad un concept-album completo e complesso, il resoconto di una storia contemporanea fatta di tanti piccoli carnet, ognuno indipendente dagli altri , ma seguenti lo stesso filo logico: la “figura femminile” , talvolta sottolineandone gli aspetti propri del “ gentil sesso” (un po’ come faceva la canzone d’autore italiana d’altri tempi), talvolta osservata sotto una luce oscura, tenebrosa, una fata e/o una strega che sa diventare il suo opposto trovandosi ad affrontare le beffe dell’amore, sentimento spietato e assoluto.nella sua totalità…comunque la donna, l’amante, l’amica, la madre.
“Di fate e streghe” è seriamente complicato da ascoltare (ma questo avrete modo di impararlo dalle parole dell’autore e cantante del gruppo) ma non per questa ragione non chiaro nella comunicazione, l’enorme sconforto di cui sono permeati i testi e le musiche austere nel dettaglio, è legato alle stramaledette storie che essi racchiudono …pezzi come “Jeanne (Hébuterne)” (che racconta le vicende della pittrice francese il cui enorme e devozionale amore per Amedeo Modigliani, suo compagno, portò al suicidio) o l’affascinante “Lui, l’invisibile e Lei” dalle quali metriche scomposte e poco costanti scaturisce un potere ammaliante.
Dal mio primo approccio con i Viola Drunken (parecchi anni fa) è nata un’enorme curiosità, già allora era chiara l’aura particolare che caratterizza il loro stile musicale , le mie curiosità sono state comunque soddisfatte a pieno dopo questa chiacchierata amichevole con Marco (Boscaglia) , bandiera ed elemento portante dei violacei,.
A voi il frutto di un’intensa e afosa sera d’estate, quando tutto, perfino respirare risulta impossibile…tutto tranne parlare di musica!!!
Devo essere sincera, prima di scrivere una sola parola su di voi mi sono documentata per benino…devo dire che, a parte qualche sporadica critica negativa, in giro si è detto abbastanza bene di voi…( un pò di sano orgoglio “patriottico” non fa mai male!)…
M: E’ vero. Nella maggior parte dei casi recensori e addetti ai lavori hanno parlato molto bene dei viola drunken, tutto ciò non può che farci piacere. La sporadica critica negativa è la prova del fatto che non si può piacere a tutti, né tantomeno questa è una nostra pretesa.
Siete appena al secondo album ma avete già delineato una nettissima linea qualitativa tra i due…solo frutto dell’esperienza o cambio di direzione?
M: L’esperienza in questo caso va intesa come un consolidamento maggiore tra individui che compongono un gruppo. Siamo più in sintonia rispetto a cinque anni fa. Tuttavia Di fate e streghe ha avuto più fortuna dal punto di vista della produzione. Investire più soldi in un disco significa avere a disposizione uno studio di registrazione altamente professionale. Ecco perché credo che”Parol” (nostra prima creatura),rimane a mio parere un gran bel disco,solo economicamente più sfortunato. Rimane il fatto che si,in Di fate e streghe si sente netta una crescita generale della band.
“Di fate e streghe” è un lavoro complicato, affascinante e minuzioso…c’è una ricerca particolare dietro oppure ogni canzone nasce esattamente così com’è?
M: Di fate e streghe è un concept album sicuramente minuzioso. Se vuoi l’attenzione ai minimi dettagli è una delle peculiarità di questo disco. Durante il concepimento dell’album,è nato poco alla volta il desiderio di perseguire un filo conduttore ben preciso. Che in questo caso va riconosciuto nel paradosso dell’amore che sfocia in violenza e induce alla morte.
Già che ci siamo (e data la mia curiosità innata per l’argomento) perché non ci spiegate l’origine di questo suggestivo titolo…
M: Poco prima dell’uscita del disco abbiamo redatto una presentazione dello stesso in cui chiosavamo il “di fate e streghe” come un grossa metafora della vita dove racchiudere in una stessa persona l’ambivalente condizione di fata e di strega. Chi sono i buoni?Chi i cattivi? Spesso sono la stessa persona. Nella fattispecie la scelta prettamente femminile di fata e di strega è giustificata dalle protagoniste del disco: le donne. Donne che uccidono si uccidono e vengono uccise.
C’è anche chi vi ha accusati di aver dato vita ad un lavoro addirittura “misogino”…che sia arrivato il momento di smentire?…tutto lo spazio è a vostra disposizione…
M: Come già detto in quella circostanza,confermo che a mio parere chi ha fatto quella recensione ha ascoltato poco e niente il disco .Non fosse per il fatto che la misoginia con di fate e streghe c’entra una sega.
Dunque non vedo perchè dovrei dare ulteriore importanza a chi ha svolto male e in modo scorretto il proprio lavoro. La dedizione e la serietà con cui noi ci siamo dedicati al concepimento dell’album non è proporzionale a chi ha fatto quella recensione,che evidentemente tradisce mancanza di onestà.
Da bravi ragazzi (ihihih) vi siete completamente autoprodotti, credete che ciò possa giovare alla musica?
M: Sono ormai pochi i produttori pronti a scommettere su un gruppo come il nostro. Da parte degli addetti ai lavori manca il coraggio. Molti si dicono ammirati della nostra musica. Ma poi temono che i conti non tornino.
Ciò che di solito ci viene ammonito riguarda l’eccessiva (a loro dire) durata delle canzoni,nonché l’uso di parole inusuali. Insomma da parte di chi investe vengono imposti “compromessi di tipo artistico” se cosi si possono definire,affinché si possa avere maggior garanzia di vendita. Ci viene detto:”siete troppo seri”,”fate riflettere troppo”!Ma ci rendiamo conto? Oggi si parla di canzoni in termini di durata entro un certo limite di tempo oltre il quale non si può andare,piuttosto che di parole che possano compiacere i più. Mi si dirà che la gente vuole quello. Balle dico io. Se come ti dicevo nella prima risposta di questa intervista,siamo consapevoli che non si può piacere a tutti,siamo altrettanto consapevoli che alle nostre condizioni,abbiamo un potenziale pubblico che ci segue. Quindi di quale gente si parla?Della maggior parte? Fanculo la maggior parte allora.
La musica è un fatto culturale che poco si sposa con la logica di certi prototipi da confezionare e imporre. Anche se nella maggior parte dei casi avviene ciò.
Questo è un ragionamento che si sposa meglio con l’imprenditore e ben poco con l’artista. Ragion per cui invito ufficialmente chi cerca distrazione-distratta nella musica a non seguirci,resterebbe deluso.
L’autoproduzione è stata necessaria,non vedo perché avrei dovuto dare in mano ad esempio il mio disco a chi per produrlo chiedeva paradossalmente soldi e tanti, e come se non bastasse voleva trasformare le nostre canzoni. Sarebbe ora che certe zecche che girano attorno al mondo della musica venissero spazzate via una volta per tutte. Ma sono pessimista. Poche sono oggi le cose che giovano alla musica. La musica sta vivendo un periodo storico-culturale pessimo.
Ho letto e sentito di tanti festival prestigiosi in giro per l’Italia, di collaborazioni prestigiose (cito tra le tante quella con Davide Arneodo, strumentista di Marlene Kuntz ), se ci fosse la possibilità di contattare chiunque (vivo o morto) chi vorreste che lavorasse al vostro fianco?
M: Parlo per me e ti dico Lucio Battisti e Fabrizio De Andrè ma anche Patty Pravo sarebbe un esperimento interessante. Già che ci sono aggiungo Mauro Pagani.
E partendo dallo stesso presupposto (vivi o morti che siano) chi vorreste venisse a sentirvi live?
M: Personalmente Antonello caro amico di amici,che non ho mai avuto la possibilità di conoscere.
Se mi è permesso un parere (tanto ormai è palese che sono una vostra ammiratrice sfegatata) live siete grandiosi, quindi facciamo un po’ di promozione, dove e quando i prossimi concerti?
M: Siamo in fase di programmazione,dunque niente di ufficiale ancora.
E qualche altro particolare progetto in vista?
M: Entro 25 anni speriamo di fare il terzo disco.
Ultima curiosità personale: cosa ascoltano i Viola Drunken?
M: Per quel che mi riguarda ho vissuto gli anni d’oro del C.P.I. (Consorzio suonatori indipendenti) Apprezzo un po’ tutte le band di quella splendida realtà.
Amo De Andrè,Franco Battiato.Dal suicidio dei samurai in poi i Verdena e Il Teatro Degli Orrori, ma anche Jacopo Incani in arte Iosonouncane. Guardando all’estero ammiro: Fugazi,Nick Cave,Radiohead, Sonic Youth e la lista continuerebbe.
Le solite tre righe di anarchia: usatele al meglio…
M: Supercalifragilistichespiralidoso.
(Maruska Pesce – purpetz.mska@hotmail.it)