Andrea Carboni

Quando la musica nasce semplicemente per dare vita ad una realtà parallela e un tantino diversa da quella che si vive, si diventa più coscienti e anche maturi in un certo senso…ed è proprio da situazioni come queste che gli artisti più “sensibili” traggono il meglio…è il caso di Andrea Carboni, un giovanissimo cantautore di Pisa, conosciuto per caso nei meandri di myspace e che per volere dello stesso caso ha incrociato la mia strada.
Arriva a Catania per presentare il suo primo e incantevole disco “La terapia dei sogni”… un lavoro tanto intelligente quanto impegnato e per nulla banale… attualmente l’ascolto perfetto per chiunque si fosse stancato della musica “troppo perfetta per essere vera”.
E’ un lavoro intenso e a tratti “cupo” come lo definisce lo stesso autore…e a volte pare quasi di ritrovarsi in un vortice di emozioni contrastanti…a tratti noir e dotato di uno strano fascino “paranoico”, sembra quasi voler fornire l’immagine celata di un personaggio che sembra tutt’altro che tale, un alter ego più  complicato e meno affabile. Inutile dirvi che all’appuntamento concordato per l’intervista ci sono andata con la solita bottiglia di vino…il mezzo che ha dato l’input per una piacevolissima chiacchierata che è durata per ore e che mi ha dato la possibilità di conoscere non solo un grande cantautore, ma soprattutto un interessante “personaggio”… mettetevi comodi, c’è un bel pò da leggere stavolta (e sappiate che ho tralasciato moltissime cose!)…

Ho letto nella tua biografia che hai suonato un pò in giro, sia in svizzera che in francia, c’è qualche differenza con il modo in cui si fanno i live dalle nostre parti?
Beh, premettendo che non mi ricordo molto bene le cose…(ahahahahah) e avendo suonato in Svizzera ormai l’ultima volta nel 2007 ricordo con difficoltà… però all’epoca che non ero praticamente nessuno suonavo una volta a settimana in un locale in centro a Ginevra ed era molto bello… era pieno pieno di gente e si creava tutta un’atmosfera bellissima, sia per il gruppo di amici nato lì, sia per tutto il resto delle persone che riveniva la settimana dopo che per forza di cose non puoi crearci un legame d’amicizia… comunque era una situazione a tratti magica, ero “nel mio”, cosa che invece a Pisa non era mai successo… (nel frattempo non vi dirò i tentativi di simpatizzare con la cameriera che evidentemente ci odiava, soprattutto odiava lui…)

Mi raccontavi a proposito del disco di una registrazione “a puntate” in due diversi studi se non erro…qual’era il problema?
Ma nulla, dico solo che avrei preferito avere più tempo per rilassarmi e registrare, anche perchè non tutti i pezzi erano finiti nel momento in cui sono entrato in studio e credo sia una cosa normale… diciamo che la tracklist aveva un paio di incertezze che si sono poi decise in corso d’opera…in pratica doveva uscire per un’etichetta di Firenze che si chiama Danza Cosmica poi per vari motivi non è stato possibile… comunque volevo suonare ma nella realtà pisana suonare tanto come suonavo prima era impossibile…e quindi per dedicarmi ai locali per le serate volevo avere un demo…poi Alessandro di Promorama, che è il mio ufficio stampa, mi ha dato un sacco di bei consigli… tra cui quello di affidarmi a Paolo Messere che proprio in quesi mesi stava dando vita a questa nuova etichetta Red Bird che è una costola di SeaHorse e quindi abbiamo deciso di continuare quello che all’inizio era un Ep e farlo diventare un disco che poi è uscito a Febbraio di quest’anno…

Vedo dai titoli e dai testi che comunque sono tutti argomenti ben impegnati per un giovane cantautore, come mai…cosa spinge un musicista attualmente a fare un disco del genere?
Quando mi viene fatta una domanda del genere mi vengono in mente le file di recensioni che sono state fatte e tutte le etichette che “ti incollano” che solitamente quando uno le legge, perchè le legge, ne seleziona una serie che piacciono, però c’è ne sono alcune che piacciono e un sotto insieme che invece “ci stanno”… altre che mi sembrano proprio un’eresia (ad esempio il paragone fatto con Jeff Buckley)…diciamo che generalmente uno percorre una strada e questa strada passa vicino ad un sacco di cose…

Invece fai qualcosa di particolare prima di comporre qualcosa?
Ma io fondamentalmente ho imparato a suonare la chitarra da me, il pianoforte l’ho studiato da piccolo…tu ti metti lì e ti mandano a studiare perchè tua sorella, tuo nonno, tua cugina, il tuo cane, il tuo gatto e il tuo topo vanno a lezione di pianoforte, però mi piaceva…e a posteriori mi dispiace di non aver menzionato la mia insegnante tra i ringraziamenti dell’album… (e li parte tutta la storia dell’insegnante di pianoforte che gli ha insegnato soprattutto ad amare la musica…che naturalmente vi risparmierò…)… io fondamentalmente disegno il mondo come piace a me, un pò sogno ad occhi aperti e traccio delle strade belle larghe e ognuno ci si mette sopra e si disegna i contorni come meglio gli piace…

Mentre se potessi invitare qualcuno a sentirti chi potrebbe essere?
Mia nonna… e quando è arrivato il mio disco gliel’ho spedito e quindi si è comprata il lettore per sentirlo e lo ascoltava a ripetizione… (e si ripropone di comprare una cartolina di Catania e spedirla alla nonna)… penso sia la mia più grande fan…

E se invece avessi la possibilità di collaborare con qualcuno (chiunque) chi potrebbe essere?
(nel dubbio tra chi potrebbe realmente telefonargli e chi no, nda) Johnny Greenwood e invece di italiani mi piacerebbe collaborare con quello che secondo me è il più grande artista italiano “a tratti”, del quale mi hanno raccontato una serie di aneddoti che non sono proprio felici, che è Capossela che è un genio veramente…

C’è un disco che ti senti di consigliare a chi leggerà?
In questo momento…”Wish” dei Cure…

E un disco che ti ha fatto pensare “vorrei averlo fatto io”?
Io non ho ascoltato così tanta musica diversa… comunque vorrei aver scritto “Let down” (che è tratta da “Ok Computer”) dei Radiohead, “Hoppìpolla” dei Sigur Ròs (mamma mia… pur amando i Sigur Ròs io lo odio quel disco… e comunque assolutamente da non musicista vorrei aver scritto “Revolver” dei Beatles. Poi i discorsi ci hanno portato a parlare di soldi e ho promesso di non scrivere assolutamente nulla, ma ne abbiamo detto delle belle bevendo l’ultimo goccio di vino e riflettendo sul bis. Nda)

Dove potremmo godere della tua musica dal vivo?
(ironizziamo un pò sulla possibilità di un’esibizione la sera stessa in occasione di una jam session, nda) Magari se mi procuri una serata qui, facciamo un festival estivo così magari vado al mare… al di là di questo domani sera sono a Milano e poi a Padova… poi tra febbraio e marzo farò un altro pò di cose, alcune sono già fissate, altre no e poi pensavo di cominciare a registrare roba nuova.

A proposito di questo, esiste già qualcosa?
Ho una selezione di pezzi sufficienti per scrivere altri due dischi…

Stesso stile oppure assisteremo ad una metamorfosi?
In realtà, dopo questo disco, c’è stata un’altra uscita ufficiale che è un vinile… un’associazione di beneficenza che si chiama “Il mondo di Oz” ha un progetto “con questi occhi” per la sensibilizzazione verso i portatori di handicap e i loro disagi in generale, che organizza ogni anno un evento e un oggetto vero e proprio. Quest’anno hanno fatto un calendario insieme a 16 pittori italiani e 14 musicisti e hanno chiesto a ciascuno di fare una creazione che rapresentasse un disagio; io sono molto contento che mi abbiano chiesto di scrivere un pezzo, si chiama “Magari” ed è disponibilein streaming sul mio space, su facebook e su soundcloud… e diciamo che questo pezzo è un pò un ponte tra il mio vecchio disco e quello nuovo, in generale uno cresce…

Ecco, la “crescita” di un musicista di solito da cosa viene condizionata?
Fondamentalmente considera che c’è tanta gente che scrive capolavori a 20anni quindi parlare di crescita è un pò relativo, magari questo disco è molto personale, molto mio e cupo anche per certi versi…

In quanto tempo lo hai scritto?
Beh, 11anni, considera che il pezzo più vecchio “L’amore manifesto” l’ho scritto a 20anni e quello più nuovo è di un anno fà, quindi è un vasto arco temporale. Per quanto riguarda le cose che scrivo adesso cerco un pò più di lasciare entrare la gente nel mio mondo, quindi in un certo senso cerco delle parti più aperte da un punto di vista anche ritmico… diciamo che la struttura strofa-ritornello la rinnego proprio, in generale non mi piace… uno non è che deve scrivere le canzoni per la gente, però un musicista riconosce che senza il pubblico sarebbe niente…

Dopo tutti questi bei discorsi, domani ti chiama una major dicendoti di voler produrre il tuo disco, però… c’è un però…
Bisogna vedere il però! Credo che chiunque sulla terra sarebbe felice, ci sono altri gruppi che fanno quello che vogliono ed escono per una major, i Verdena, The Niro, Afterhours, ora questi sono tutti nomi affermati, però io non credo che le major debbano essere per forza “contro” la buona musica, se c’è qualcosa da sputtanare lo fanno ad esempio dal lato televisivo, tipo i reality… un posto in cui io proprio non andrei mai, soprattutto perchè non sopporterei il triplo no alla selezione…ecco il mio ego e la Tatangelo che mi dice che per lei è no… (a quanto pare qualcuno gli rimprovera di avere un ego spropositato, vi lascio col beneficio del dubbio, nda). A me onestamente lavorare con una major non mi dispiacerebbe, tanto esistono le etichette indipendenti che si approfittano lo stesso; prima era più facile perchè tendevano a “confezionarti” come bellino, c’hai il ciuffo, “ti confezioniamo e ti vendiamo”, ora quella tipologia di artista la cercano altrove.

Passiamo ad uno scoop o un aneddoto legato a “La terapia dei sogni”… ti chiedo una cosa alla Marzullo: svelaci un segreto o dicci una cosa che avresti sempre voluto dire ma che non ti hanno mai chiesto…
Onestamente invece una cosa che ho sempre sperato che non mi chiedessero e invece mi hanno sempre chiesto, a parte te, è “perchè la terapia dei sogni” , che tra l’altro è molto marzulliana come cosa, e la risposta la lascio sempre molto in sospeso…

E adesso mi hai provocato e te lo chiedo pure io… perchè “La terapia dei sogni”, dipende da un’ispirazione onirica o il titolo semplicemente “fa figo”?
Noooo, il titolo “fa figo” assolutamente no… il fatto è che c’è un pezzo nell’album che si chiama “La terapia dei sogni” e il nome del pezzo è un pò onirico… io vivo di quello…(a questo punto si sono sprecate le battute sarcastiche sulla politica nei sogni di Andrea…niente di meglio rispetto alla realtà comunque, nda)

Sul disco leggo il titolo di una strana canzone… “Salviamo almeno le forme” …che forme?
Questo è un aneddoto che ti devo assolutamente raccontare… in Toscana c’è una nota azienda di mobili che si chiama “le forme” appunto (cito sostanzialmente a onor di cronaca, non per scopi pubblicitari, sia chiaro) e nella sua pubblicità televisiva c’era la solita tipa bellissima, ovviamente con un marito bellissimo, un cane bellissimo, una casa bellissima e con un bellissimo divano che dice al marito sbragato sul divano e con il bicchiere rovesciato da qualche parte: “Carlo, salviamo almeno le forme!”…ecco, io c’ho scritto una canzone e tra l’altro se non ricordo male (e ci tiene a precisare che non ricorda mai le cose) questa frase nella canzone io non la dico mai…

Dopo tante discussioni più o meno impegnate e l’ennesimo bicchiere di vino, il registratore ci ha abbandonati (credetemi, per voi è una fortuna!)…e le chiacchiere hanno lasciato il posto ad una seratina piuttosto “strana” di cui mi ricordo veramente poco… quello che so è che “La terapia dei sogni” è stato l’ascolto costante e (forse) anche il migliore delle settimane dopo quest’intervista… un grande piacere seguito da un enorme stima professionale verso un cantautore che vi consiglio assolutamente di ascoltare…
(Mska Pesce – purpetz.mska@hotmail.it)