Ogni volta è come iniziare dal nulla…evidenziare le date sul calendario, organizzare le idee, mettere in fila le sensazioni, cercare di trovare un certo ordine tra le pagine del mio block notes…e peggio di ogni altra cosa, dimenticare le espressioni immortalate dalle decine di testimonianze fotografiche post concerti…
Tra serate organizzate alla meno peggio, slalom improbabili per giungere a destinazione in tempo per il concerto e strane e turbanti conoscenze fatte durante questi ultimi, il Diario Di Bordo di questo numero nasce molto in sordina, quasi con timidezza, perchè io stessa non credevo che questa volta avrei avuto cose talmente interessanti da raccontarvi, e invece…ce n’è per tutti i gusti, non ci credete???
Sfido chiunque a non trovare almeno un’artista, interprete, musicista, canzone, loop e perchè no, assolo che non incontri i vostri gusti musicali, d’altronde non mi sono fatta mancare nulla: dalle sonorità tipiche della musica popolare, alle belle canzoni d’autore, fino alle atmosfere surreali del blues.
Anche questa volta io ci ho messo le orecchie, le gambe, i mezzi pubblici (o il ditino su per fare l’autostop…), l’enorme sacrificio che comporta rimanere seria e professionale anche se mascherata da sposa cadavere per un post concerto in maschera, e naturalmente i costi dei rimedi farmaceutici per i dolori dell’indomani.
Ora non vi resta che mettervi comodi, la voglia di andare a vedere gli stessi live vi verrà sicuramente strada facendo…mica male come scambio, no?
La scelta è ampia e come avrete già capito pittosto variegata, l’importante è che si tratti di buona musica…e che a casa ogni volta si ritorni sani e salvi…diario di bordo, parte quarta (di già?)…let’s go!!!
– 8 dicembre – AMYCANBE –
Credetemi…alla fine del concerto non crederete a ciò a cui avete assistito…forse il mio stupore nasce dal fatto che non mi aspettavo assolutamente tanta grazia, dato che gli Amycanbe mi erano completamente sconosciuti.
Eppure la loro storia musicale ha tanto da raccontare, considerando che la formazione di Cervia risale più o meno al 2003 e da subito hanno iniziato ad autoprodurre Ep dopo Ep, veramente un lavoro continuo e con crescenti caratteristiche qualitative.
Il primo vero album arriva nel 2007, “Being a grow-up sure is complicated”, 13 tracce di una bellezza unica e che da subito trova enormi consensi da parte della critica specializzata, oltre che dal pubblico che ai concerti è aumentato a dismisura. Tra le altre un pezzo remixato degli Amycanbe, “Rose is a rose”, è entrato a far parte della compilation PEACE che è stata pubblicata in tutto il mondo a favore di Amnesty International.
A parte tutto è bellissimo stare a guardarli mentre si scambiano di posto intorno agli strumenti, tutti suonano tutto ed è incredibile il modo in cui lo fanno, il concerto è divertentissimo perchè ci si sente coinvolti dal loro eclettico gioco delle parti.
L’unica presenza del gruppo, ossia Francesca Amati, sembra essere una creatura surreale ed ha una vocalità strepitosa e versatilissima, anche lei suona qualsiasi strumento si trovi tra le mani e la sua “dolcezza” nei movimenti le danno enorme fascino.
Il sound è molto variegato, a volte ricorda le vecchie canzoni di Tom Waits e altre addirittura sembrano assomigliare a dei pezzi dei vecchi Beatles…c’è molto old stile nell’aria e costantemente l’atmosfera un pò retrò viene interrotta dai suoni elettronici, quasi timidamente groove, che non fanno che sbattere i piedini a tarra più velocemente.
Così tra un coktail e l’altro ci si siete comodamente in terra, esattamente come si farebbe tra le mura domestiche, si chiacchiera qua e là a bassa voce per non disturbare la meravigliosa colonna sonora e ci si gode uno spettacolo di una musicalità eccezionale.
-16 gennaio – SANTIAGO –
Che meraviglia!!! Non ci potevo credere neanch’io che due realtà talmente distanti (solo geograficamente, non musicalmente per fortuna!) avrebbero potuto creare un progetto tanto ambizioso, quanto ben riuscito.
Santiago nasce dalle menti e dal genio musicale di Francesco Raina ( già deliziosamente frontman degli Amor Fou e poi ex Giardini di mirò) e Lorenzo Urciullo ( che si divide tra Colapesce e gli Albanopower) con l’intento di dare vita ad un progetto puramente live, nessun altra pretesa nè formazioni complementari, solo bei concerti in giro per lo stivale, a loro dire per condividere tre punti di connessione “l’amicizia, il viaggio e la musica”.
Inutile dire che entrambi sono incredibilmente eccezionali, due cantautori da pelle d’oca, il primo che stà vivendo il successo con gli Amor Fou, l’altro che ha con sè i giudizi assolutamente positivi della critica.
Più che piena di aspettative vado a sentirli suonare sicura che una lacrimuccia può scappare, e infatti…
Santiago non è un progetto di cover come potrebbe sembrare, è più il piacere di riproporre in una chiave più intima le canzoni preferite tratte dalla tradizione “alternativa” italiana e i pezzi propri dei gruppi di provenienza e che ho citato prima tutto porta ad un contesto musicale “familiare”.
Anche il modo in cui si struttura fisicamente il concerto non fa che ricalcare questa essenzialità, due chitarre e, a parte il momento iniziale, tantissima attenzione ai due sul palco. Altra caratteristica particolarissima è il taccuino che i due si portano dietro e su cui, alla fine del live, ogni persona intervenuta può scrivere qualcosa, fortuna che a me non è toccata, sono dovuta scappare immediatamente dopo maledizione!
Il tour prevede 30 giorni di viaggio documentato dal “terzo incomodo”, Paolo Mei, giornalista e musicista già ospite di questa rubrica, ingaggiato amichevolmente come foto reporter del tour e che ha il compito di raccogliere tutto il materiale che servirà a dare vita all’ultimo obiettivo di Santiago, un libro-racconto dei concerti e di tutto ciò che è successo intorno ad essi, che pare possa essere disponibile già da Marzo.
– 12 febbraio – GILL & CO –
Avevo già assistito ad un paio di loro concerti, l’ultimo dei quali faceva da spalla a Luca Madonia e per il quale sono stati citati nel “diario di bordo” del precedente numero di BF. Io ve lo avevo detto di tenerli sott’occhio e per chi non lo avesse fatto è proprio un gran peccato, infatti ho avuto la prova che la prima impressione non sbagliava affatto. Il gruppo ha radici interamente catanesi e calca le scene musicali ormai da un bel pò…per chi non li avesse visti gironzolare in camper (e a detta loro, orribili costumi da bagno!) si troverà di fronte una interessantissima realtà musicale, infatti i Gill & Co danno vita ad uno spettacolo allegro e di enorme vitalità; la grandiosità della musica popolare e d’autore, che racconta di vite reali, dello squallore del contesto politico in cui viviamo e di storie d’amore travagliate, il tutto condito e raccontato attraverso l’ironia che caratterizza l’eccezionale cantautorato di Gianluca Gilletti ( il racconta storie della band ), voce e presenza impenetrabile ed enorme spessore intellettuale che esplode nella stesura vera e propria delle canzoni.
Il resto del lavoro è affidato alle competenze musicali di basso, chitarra, batterie e tastiere (giusto per par condicio Ezio Barbagallo, Turi Di Natale, Antonio Marino e Anthony Panebianco). Punto essenziale a loro favore è sicuramente la partecipazione del gruppo all’edizione del 2008 del Premio Umberto Bindi, dove non solo sono arrivati come unici rappresentanti di tutto il Sud Italia, ma si sono accaparrati anche un posto di tutto rispetto arrivando in finale.
L’atmosfera sembra sempre quella che si creava durante le vecchie feste popolari, quelle in cui la gente andava a distrarsi e a bere il vinello buono anche se il contesto è tendenzialmente diverso, certo è che il gruppo ha la sua folta schiera di pubblico che lo segue, e le simpatie degli addetti ai lavori “che contano” qui nel vicinato.
Beh, a noi interessa solo che si tratti di buona musica, di quella che viene fuori dal sudore, irriverente ma composta con intelligenza, che ci faccia ballare ma che non sia banale…se anche voi cercate tutto questo andate a sentire dal vivo i Gill & Co, ve li potrete ritrovare presto tra i piedi visto che stà per uscire il loro album…e chissà che stavolta seguirete il mio consiglio!
– 26 febbraio – MARLA SINGER –
Adesso avete bisogno di una spiegazione anche per andare a vedere al più presto questo gruppo?
Beh, se anche voi, come me del resto, negli ultimi anni non avete proprio apprezzato il loro lavoro questo è proprio il momento giusto per ricredervi…dopo circa 10 anni di intenso rock, con alti e bassi sia chiaro, i Marla Singer sono arrivata alla consapevolezza che ha permesso finalmente al gruppo di imporsi nel panorama del rock italiano.
Nel 2010 è uscito il loro secondo album “Tempi di crisi” uno spaccato di realtà, quasi interamente realizzato in italiano (contiene anche due brani in inglese) che analizza da ogni angolazione e in ogni sfumatura la crisi economica e culturale che stà attraversando il nostro bel paese, e che è stato anticipato da un singolo che la band ha voluto “regalare” i fans tramite il web, che ora più che mai è diventato il loro mezzo di maggiore comunicazione.
Ancora in questo periodo potrebbe capitarvi di scorgere su Virgin Radio la loro folle cover di “Eleonor rigby” dei Beatles, estratta dal già citato album, che è arrivata qualche tempo fa a toccare il vertice della stessa “rock chart”.
Altra novità interessante, nel 2010 i nuovi singoli estratti da “Tempi di crisi” escono sotto forma di un 45 giri digitale, da un lato “Brucerò”, dall’altro primeggia “Esplodo di vitalità”, il quale video ufficiale è nuovo nuovo di zecca (febbraio).
Nel bene e nel male, dopo diversi musicisti che entrano ed escono dalla storia del gruppo, i Marla Singer sanno ancora regalare un concerto in puro stile rock, a mio vedere, adesso più che mai…è una chitarra che non lascia spazio, è una batteria che sembra voler spaccare il palco, è un basso (che ho sentito pochissimo) che sa il fatto suo…ritornano comunque in grande stile!
– 27 febbraio – THE BLACK FRIDAY –
Non credo ai miei occhi e le mie orecchie fanno altrettanto, nonostante le apparenze questi due ragazzi fanno del blues!!!
Nient’altro che un cantante e un chitarrista (e credetemi, di questi tempi non è poco!) che suonano visceralmente e sfacciatamente la musica “intoccabile”, quella dei grandi nomi, e lo fanno in maniera così naturale che sembrano avere almeno il doppio della loro età.
Pensate adesso a quanto possano essere bravi nel far musica se hanno registrato interamente il loro album d’esordio in un solo e fottutissimo giorno (scusate, è l’influenza del blues che mi fa uscire per un attimo dai binari); il disco in questione è “Hard Times” (che mio malgrado ho ascoltato solo successivamente), meravigliosa raccolta di pezzi che hanno fatto la storia di questo genere e che vengono comunque riprodotti dal vivo in modo più che esemplare, e di alcuni inediti propri del gruppo.
Il fatto curioso, che neanche loro riescono a spiegarsi a pieno, è come dei classici possano diventare dei pezzi così attuali e ricorrenti, e al contrario le loro canzoni di matrice così innovativa e fresca, abbiano il sapore di quelle musiche improvvisate in locali che sapevano di fumo e musica.
E’ un continuo mescolarsi di suoni innovativi e moderni a battute e strofe tradizionali, per un live assolutamente ecletticamente fuori dal normale, ci si diverte, si canticchia (per chi è appassionato del genere non è difficile risentirsi riarragiato il pezzo del cuore), ci si muove anche e alla fine di tutto, come fossero passati solamente dieci minuti, si chiedono bis, bis del bis e così via!
Ora non sò proprio dire se Johnson e Stummer ascolterebbero e improvviserebbero con i Black Friday una jam a suon di blues (come recita ironicamente la biografia del gruppo) ma di sicuro quella sera hanno trovato qualche altro fedelissimo estimatore che li seguirà con piacere.
Anche questa volta si giunge al termine con molta amarezza, come se avessi visto e sentito tutto in un’ unica e breve volta…e invece quando leggerete queste ultime righe io avrò già evidenziato le date di altri concerti sul calendario e sarò già passata alla fase successiva: l’organizzazione delle tresferte…
ma tranquilli, voi avete ancora tempo, magari anche di rileggere queste piacevoli avventure ( e magari non facendo caso ad errori e assonanze sbagliatissime!) e di cercare di vedere tutti, o solo qualcuno degli stessi live.
Stay (freaks) on the road…
(Mska (maruska, non miska nè mmskà, vi prego!) Pesce – purpetz.mska@hotmail.it)