L’estate è un bel ricordo* già da un bel po’ e l’inverno si sa è il periodo delle cose da fare, in cui proprio non si può posticipare nulla… Così, il dubbio cruciale di modificare quei lontani “40°” è svanito non appena ho ricominciato a raccogliere materiale per il successivo diario… l’unica differenza è che non ho fatto km sul rovente asfalto siciliano, ma ho pedalato e pedalato (nel senso letterale del termine, mi sono spostata in bicicletta!) e il mio block-notes ha lavorato al chiuso di un locale… e vi assicuro, i 40° c’erano tutti! In quel di Catania l’importante appuntamento annuale con il “Rocketta”, rassegna indie itinerante organizzata dal giornalista Paolo Mei, che tocca tra le tante città anche Siracusa, Napoli, Eboli, Catanzaro, fino a Roma. Per Catania il locale è La Chiave, il “prediletto” di sempre, alcool a go-go, persone giuste e ottima musica… e il caffè di rito del mattino dell’indomani…diario di bordo – parte II…VIA!
13 gennaio – MATILDAMAY
Il diario inizia aimè con una chimera. Nati nel novembre del ’98 i Matildamay rievocano suoni e melodie dal fascino esplosivo: sono Paolo Mei ( ritrovato nei panni di voce del gruppo), Peppe Sindona (basso), Andrea Romano (chitarra), Marco Caruso (batteria) e Valerio Vittoria (chitarra). Inutile dire che guadagnano il posto d’onore del diario per la notevole eccellenza musicale, un miscuglio di suoni melodici e forti allo stesso tempo, che si adagiano su liriche di una comunicabilità straziante, regalando al pubblico uno spettacolo che possiede qualcosa di maledettamente poetico. Caratteristiche che hanno portato il gruppo ad esibirsi al fianco di grandi nomi del panorama indipendente italiano, tra cui anche Cesare Basile e i Baustelle. Li sento per la prima volta, eppure io stessa ho come l’impressione di averli ascoltati da sempre. C’è da dire che il gruppo vive attualmente una sorta di stasi musicale, dovuta agli innumerevoli progetti singoli portati avanti dai componenti ( ne sono esempi “AlbanoPower” e “ Il circo d’ombre”), ma la nota positiva è che comunque potreste risentirli in azione da un momento all’altro. Comunque sia, i Matildamay tornano sul palco dopo un breve periodo di sosta regalandoci un live strepitoso. (www.myspace.com/matildamay)
19 gennaio – NO SEDUCTION
Stasera è l’elettronica a tenerci svegli…nient’altro che chitarra e basso che litigano “amorevolmente” con il sintetizzatore, per dar vita ad un meltin’pot musicale niente male. Loro arrivano direttamente da Venezia con l’intento di staccare tutti dalle sedie…e direi proprio che raggiungono il loro obiettivo. Dotati di un enorme carica musicale, i No Seduction fanno del groove la loro arma vincente, aggiungendo a queste note ritornelli che, anche dopo un po’ di tempo, difficilmente escono dalla mia testa. Nonostante io non sia una patita di questo genere, non mi è dispiaciuto affatto, anzi sono particolarmente attratta dal miscuglio di suoni antitetici tra loro, che però danno vita ad una sorta di ibrido tra l’artigianale suono degli strumenti e l’artificiale dell’accompagnamento elettronico. Ritmiche inquadrate, chitarre dai suoni distorti e testi semplicemente “martellanti” offrono un suono che in un locale risulta alquanto estraneo, ma adatto a tutti i gusti.
(www.myspace.com/noseduction)
3 febbraio – WE LOVE MAMAS
E’ una band nata e “cresciuta” proprio da queste parti e sarà un po’ per questo motivo (oltre al fatto che lo meritano!) che il pubblico stasera pare come mosso da una scossa psichedelica. Le atmosfere sono forti, la musica spazia da un groove subdolo, appena percettibile live, a ritmi altamente rock che comunque prendono il sopravvento sugli altri. I We love mamas suonano insieme da pochi anni, ma hanno già coperto gli stessi palchi di Almamegretta e Bugo (e a quanto pare, in zona, sono una vera e propria istituzione). Frequente è il ricorso all’elettronica che devo dire, celata dalle chitarre e dalla voce carismatica del frontman, rendono il tutto molto autentico e originale. Le esperienze musicali diverse dei componenti, molto evidenti, non fanno altro che arricchire positivamente un suono che è già pieno ed energico. Quindi innanzitutto, si può ascoltare dell’ottimo rock, ma si può anche accennare qualche passo sulle note groove. (www.myspace.com/welovemamas)
9 febbraio – FROST
Se avessi lontanamente immaginato l’evoluzione della serata me ne sarei tornata a casa subito dopo il concerto. Ironia a parte, i Frost fanno dell’irriverenza la loro caratteristica principale: si presentano sul palco vestiti da chirurghi, con tanto di mascherina, e il concerto è un fruscìo di risate che partono all’unisono insieme ai pezzi. Arma principale che gioca a favore del gruppo, oltre all’ottima musica, è la capacità che ha di stare sul palco e tenere gli occhi e le orecchie ben puntati sulla miscela di rock e pop che ne viene fuori. Suonano da parecchi anni, giusto quelli per dare vita a due strabilianti album, il primo interamente in inglese, l’ultimo “Ludotech”, in italiano. Partecipano per ben due volte ad “Arezzo Wave” ( nel 2003 come band emergente e l’anno dopo per presentare il primo album “United condom”), egregiamente elogiati dalla critica, hanno la “sfacciataggine” musicale di presentarsi in modo improponibile a Xfactor, talent show di Rai2 (inutile è che vi dica che sono stati scartati, ma è meglio così!). Attualmente impegnati con un’altra produzione dance con il nome di “Frost DJ Sexx”. Danno spettacolo, nient’altro da dire oltre al fatto che live sono stati una sorpresa esilarante, ma se vi capita di incontrarli girate l’angolo subito dopo il concerto, è a rischio la vostra incolumità psico-fisica. (www.myspace.com/ frost35beat)
17 febbraio – THE HACIENDA
Appena iniziano a suonare capisco subito che il gruppo non mi è nuovo, infatti è così: già graditissimi ospiti di questa stessa fanzine ( vedi BF 35!) The Hacienda portano alla Chiave un suono brit-pop che ancora mancava. Particolarissimi nelle loro atmosfere prettamente inglesi, sembrano sbarcare da molto lontano e invece sono italianissimi e solamente alla loro prima uscita ufficiale. L’album che presentano è “ Conversation Less”, dal gusto retrò e allo stesso tempo innovativo, nato dopo pochi anni di gavetta musicale. Ci sono le chitarre e il basso e il tutto è incorniciato dai testi, in inglese, di una semplicità disarmante. Sembra quasi di essere venuti a vedere gli Oasis, solo un po’ più giovani e…intonati (permettetemi l’ironia!). Il nome è uno sfacciato omaggio al famosissimo club di Manchester, dal quale loro sembrano provenire, ma se date un ascolto alle tracce che si trovano sul web non avrete l’idea precisa del loro sound, che potrebbe risultarvi un po’ troppo scontato. Invece, live, i The Hacienda tutto sono tranne che scontati, regalando anche qualche sorpresa, frutto della loro continua evoluzione, che nonostante si muova verso la stessa direzione, li ha portati ad un background originalissimo. Da rivedere live più e più volte. (www.myspace.com/thehaciendaband)
La seconda parte di questa avventura itinerante si chiude così, dopo avere affrontato un viaggio musicale molto variegato, fatto di stili e generi diversi, ma sempre all’insegna della buona musica.
Il “Rocketta” continua comunque e con esso il “Diario di Bordo”…e chissà che non ci sia qualcos’altro di ugualmente interessante da proporvi…
(Mska Pesce – purpetz.mska@hotmail.it)
* Gli inconvenienti di un numero di marzo che esce in piena estate…