Jonna And The Loud Shooters

Dal 1994 a Roma capita spesso di imbattersi in sudatissimi concerti di Jailbreak/Hot Custom Man/Jonna and The Loud Shooters. Sono sempre, più o meno, le stesse persone che danno vita ad un riuscito, divertente ed energico hard-rock in stile Ac/Dc che negli anni si è fatto sempre più personale, solido e riconoscibile. La formazione attuale vede Maurizio Mancini al basso, Andrea Carletti alla voce e alla chitarra, Fabio Pollastri alla batteria e Jonna all’altra chitarra. E’ proprio con quest’ultimo, personaggio da ammirare e preservare per i tanti sbarbatelli che in questi giorni imbracciano per la prima volta una chitarra, che parliamo di questo primo disco ufficiale dopo tanti anni di carriera e di quello che ruota attorno al mondo dei Loud Shooters, della scena romana e non solo.

Inizierei subito con l’ultima fatica: “Show The Real Face”, a firma Jonna And The Loud Shooters, racchiude quindici anni di Jailbreak e altre avventure. Soddisfatto del risultato?
Per quanto è stato travagliato il “parto” di questo disco, direi di sì. Certamente, avendo tempo e denaro, apporterei diversi ritocchi, ma va bene così. In fondo è un traguardo importante, un punto fondamentale dopo i miei primi 16 anni di carriera.

Per la realizzazione del cd, a quanto ne so, stufo di aspettare il realizzarsi di tante promesse di diverse etichette, ti sei rimboccato le maniche e hai prodotto il disco. Pensi di voler ripetere l’esperienza o a volte ci pensi su e magari ti chiedi chi te l’ha fatto fare?
Se riuscirò a recuperare le spese che ho affrontato e non dovesse arrivare un contratto discografico decente, ripeterò volentieri questa esperienza. Attualmente stiamo scrivendo nuovi pezzi e la voglia di fare c’è. Sicuramente non aspetteremo altri 6 anni per pubblicare il prossimo lavoro.

I Jailbreak/Loud Shooters hanno subito numerosi cambi di formazione nel corso degli anni. La formazione che rimpiangi o che avresti voluto realizzare, oltre all’attuale che mi sembra davvero solida ed equilibrata, qual è?
Senza ombra di dubbio la formazione attuale è la migliore in assoluto, anche se all’epoca in cui ci chiamavamo Hot Custom Man e avevamo una voce maschile e una femminile che si alternavano proprio come sul cd, era più facile riproporre dal vivo certe atmosfere melodiche.

Oramai si può dire che sei una figura “storica” dell’hard-rock romano e non solo. Come ti sembra sia cambiata la scena dalla metà degli anni novanta ad oggi?
Ah! Ah! Figura “storica” nel senso che sto invecchiando! Ci hai preso in pieno. Negli anni novanta non c’era internet e non c’erano i telefonini. Quindi niente spam via email, forum, sms et similia. Bisognava sbattersi parecchio per portare gente ai propri concerti. Io approfittavo sempre di concerti grossi al Palaeur o al Palaghiaccio per inquinare l’intera platea dagli spalti con migliaia di volantini oppure tappezzavo di poster pareti intere nelle zone dove c’erano i principali negozi di dischi che oggi, purtroppo, hanno chiuso i battenti. Quello era l’unico modo quando non ti conosceva nessuno. Oggi è possibile anche ascoltare i brani in streaming e il fattore sorpresa si è ridimensionato moltissimo. Se la registrazione è fatta bene e l’artwork che la contorna è curato, si ha una marcia in più non indifferente che spesso può essere un’arma a doppio taglio e rischia di offuscare delle realtà interessanti che passano più tempo a suonare anziché “spammare”. Un’altra nota dolente, di cui faccio parte anch’io unendo l’utile al dilettevole, è stata l’invasione delle cover/tribute bands che ha penalizzato i gruppi che fanno musica originale. In passato mi capitava spesso di suonare con i Jailbreak da soli, o al max insieme a un’altra band e in locali rinomati come Alpheus, Radio Londra Caffè, Metropolis ecc. Oggi per realizzare una serata del genere bisogna suonare almeno insieme ad altre 3-4 bands oppure aprire per qualche gruppo famoso, insomma creare un evento. Quindi non sai mai se suoni davanti ai tuoi fans e la gente che magari ti ha visto per caso, si dimentica subito di te perché distratta dalle altre bands. Insomma, non è come al Gods Of Metal dove di gruppi ce ne sono anche 10, che però non hanno nulla da dimostrare se non consolidare il livello che hanno raggiunto. Tra l’altro ci sono molti più locali oggi rispetto agli anni ’90, ma paradossalmente è più difficile trovare una serata decente se non si ha un seguito da Tribute Band.

Spesso, anche quando ci capitava di dividere le serate, ho avuto la sensazione che da parte di tante band ci fosse una sorta di resistenza a cercare di creare una sorta di circuito in cui ci si potesse aiutare. Tu che ne pensi? Hai mai avuto sensazioni simili?
Per quanto possa sembrare strano, c’è più collaborazione oggi ma la fascia coinvolta è circoscritta tra i generi. Nel senso che le tribute bands si aiutano tra loro, le band di musica originale idem ecc. C’è invece snobismo tra un genere e un altro, chi fa metal spesso denigra chi fa un genere diverso e viceversa.  I casi comunque sono disparati.

Tantissime sono le tue band e le tue collaborazioni… ti va di dirci quali sono stati le migliori e quali sono stati i momenti in cui davvero ti sei sentito felice di aver imbracciato la sei corde?
Parlando di musica originale le soddisfazioni più grandi le ho avute dai “The GuestZ”. Un’alchimia perfetta tra songwriting, collaborazione tra musicisti e obbiettivi raggiunti. Spero che continueremo la nostra avventura e di arrivare con i Loud Shooters allo stesso livello. Riguardo le tribute bands mi mancano molto i Pure Cult (The Cult) e i Bad Boys Boogie (AC/DC). Soprattutto con i primi facevamo degli show incredibili. I momenti più belli sono stati indubbiamente il concerto con i The GuestZ di supporto ai Quireboys, l’aver suonato “Let There Be Rock” degli AC/DC insieme ad ADAM BOMB e aver aperto con gli Hot Custom Man il concerto degli L.A.GUNS.

Hai mai pensato di metter su una tua etichetta? A questo proposito ci sono alcune band che ti andrebbe di segnalare ai lettori di BF?
Ci ho pensato eccome, ma non credo che aprirò mai un’etichetta. Vorrei concentrarmi solo sulla mia musica, sulla sala prove che ho aperto a luglio e nell’organizzare altri concerti per band straniere o eventi come le jam session che mi hanno dato soddisfazioni immense l’anno scorso. Sono tante le band che potrei segnalare, ma lascio alla curiosità dei lettori l’andarsele a scovare. L’Italia pullula di bands veramente valide, girate i MySpace e leggete le recensioni sulle web-zines. Oggi è più facile scovare musica nuova senza spendere capitali nei negozi di dischi come si faceva una volta.

Torniamo infine ad oggi. Come sta andando la promozione del cd. E soprattutto per quando è previsto il successore di Show The Real Face?
A dire il vero non è ancora cominciata una vera e propria promozione, però i primissimi riscontri avuti con i primi concerti dopo la pubblicazione prima dell’estate, sono stati ottimi. Per quanto riguarda il prossimo lavoro… Chi lo sa? Magari per il 2015 ce la facciamo! Ah! Ah! Ah!
(a.p.)