Sense Of Akasha

People Do Not Know Who Rules
(Riff)

Cinque ragazzi Altotesini s’interrogano sull’origine del potere. Sebbene sembri la storia di un fumetto allucinato ma i cinque. Non trovando risposta compiuta, decidono di affittare una vecchia stazione ferroviaria e allestire uno studio di registrazione. L’insieme delle analisi semantiche porta alla nascita di questo: “People do not Know Who Rules” terza prova discografica sulla lunga distanza, firmata dalla Riff records. L’obbiettivo da porsi è molto semplice, riuscire a fissare su nastro l’amalga alchemica che lega le forze strumentali in azione: akkordeon, chitarra, banjo, percussioni si fondono nel momento magico della fissazione. Il prodotto discografico finito si spinge ben oltre i limiti dell’abusata catalogazione “folk-tronica”. Il gioco è quello di fornire diverse prospettive d’ascolto, per certi versi contrastanti ma tutte funzionali al comune denominatore della melodia lineare. Il disco comincia nella maniera più post rock possibile, ossia una voce narrante robotica e una chitarra narcolettica, ma è quando vorresti cavare il CD  dal lettore per scagliarlo dalla finestra…che iniziano le sorprese. “Made of Dirt” ti si appiccica addosso un Elettro-Dub minimale in sintonia con i Notwist ;  e a piccoli colpi di tosse arriva anche il Pop singhiozzante e meccanico dei Matt Pond PA con “Can’t Remember”. Dalla matassa fa capolino anche il rock futurista alla TvOnTheRadio di “Option Key”, lasciando l’ascoltatore senza un sicuro percorso d’ascolto. Non manca la vena cantautoriale della band che si mette a nudo con brani come “Spin”, molto vicina alla composizione eterea di Yo La Tengo, o “Can’t Remember” che pare ricorrere allo stratagemma essenziale con cui i The Belles costruiscono sinfonie pop da 2 due accordi, un pathos che lievita e ti si imprime nella memoria a lungo termine. La quiete di un glockenspiel cerca di sollevare la concentrazione dell’ascolto sulle ultime note di “Wish”, un piccolo salto che pare dare il via ad un moto perpetuo nello spazio profondo. Poi, il ditino schiaccia play e il disco riprende a girare, la tua testina a dondolare.
(Tum)