Alessandro Gasoli – Giovanni Ottone

Progressive italiano

Nulla di nuovo, forse, per i più, ovvero quanti, giovani e meno giovani, hanno già riposto le dovute attenzioni al genere, ma la stesura del testo (non esattamente un manuale ma piuttosto un compendio enciclopedico) è coerente al progetto della collana Atlanti con la sola pecca di non risultare pienamente oggettiva nel paradosso di un certo tecnicismo caratterizzante il corpo delle schede. Libro più propenso a mettere in luce il piano collezionistico piuttosto che a forgiare nuove leve di audiofili nazional-progressivi. Di fatto, è un prodotto curato e a buon mercato, che offre un’ampia gamma d’immagini e informazioni in un’ottima veste grafica. Ragioni sufficienti per cedere alla tentazione di acquistarlo e consultarlo non senza provare una discreta dose di gratificazione. Introduzione lineare, con ampio sguardo verso riviste, festival, media, e che riesce nel suo scopo di aprire uno scorcio sul periodo. Si parte dagli Acqua Fragile, che i fan ricordano come i Genesis italiani, per chiudere con Il Volo prima de L’Uovo di Colombo. Elementi già sufficienti a percepire sia le dimensioni che i livelli di astrusa ricerca raggiunti dal fenomeno, spesso infarcito di riferimenti colti nel suo essere permeabile a logiche spontaneiste. Del resto, nell’esuberante laboratorio progressive, improvvisazioni jazz, contaminazioni classiche, ma anche matrici folk o componenti esotiche, sono patrimoni eterogenei da cui attingere continuamente. Un lustro insigne caratterizzerà il fenomeno rivoluzionando l’epopea beat attraverso psichedelia e scuola di Canterbury. Si denota, da parte degli autori, una certa propensione al suono più hard. Ampio spazio viene lasciato agli Area, orfani del dotato Stratos, con Tofani che condividerà un destino Hare Krishna insieme a Claudio Rocchi, originale protagonista della scena quanto un altro importante caso, ovvero l’Alan Sorrenti di Aria accompagnato da Jean Luc Ponty. Arbeit macht frei, per la cronaca, contiene una P38 sagomata “nella prima edizione”. Le tematiche religiose dei Latte e Miele, invece, approderanno al Teatro Pontificio nel ’73 e, sempre nello stesso anno, verranno boicottate nel tour della Grecia dei “colonnelli”. Fede, speranza, carità ispirano i J.E.T. e non sono affatto ignote ai New Trolls, colossi della riviera. Il Banco e il suo “salvadanaio” restano uno dei punti cardine di tutto il filone. Spazio è riservato anche a Battiato, quello aureo, prima de L’era del cinghiale bianco. Telaio Magnetico, tra gli altri, spicca come progetto d’avanguardia sperimentale che, in quegli anni, coinvolgerà anche gruppi come Dedalus e Opus Avantra. Biglietto per l’Inferno viene trattato alla stregua di un punto di riferimento, con loro c’è “il carismatico” Canali che, a sua volta, finirà anche lui nel tempio a cantare giri dei Santi Nomi. Satanismi d’epoca sono invece i possibili risvolti degli Jacula riesumati e celebrati dall’etichetta Black Widow. Notevoli e sottovalutati sono gli Ibis di Sun Supreme con tanto di suite e dedica al Guru Maharaji. Anche Le Orme, per identità e ruolo, sembrerebbero alquanto ridimensionate. Osannati gli Osanna, certamente tra le più originali ed interessanti formazioni del periodo. La P.F.M., naturalmente, è l’attrice mediterranea all’estero mentre Il Rovescio della Medaglia ricorre con l’aneddoto del “costosissimo impianto” sottratto. Da segnalare Carelli, “poeta-cantante” dei Pholas Dactylus con i suoi recitativi lisergico-jazz. Da evitare, magari, qualche assenza, come quella del Gruppo d’Alternativa, Ipotesi esistenzialista senz’altro ragguardevole e da ricordare, se non fosse per altro, nei nefasti esiti delle sezioni vocali. Fuori anche quei rari esempi di controtendenza politica, inclusa l’impronta celtica della prima ora che va sotto il nome di Janus. A malapena citato compare un tardivo ed interessante caso in bilico tra i primissimi King Crimson e la già dilagante fusion, ovvero i Living Life di Betti già Circus 2000.
(Enrico Pietrangeli)