(Tea Kettle)
Tra le tante band svedesi che affollano il paradiso dell’indie-pop eccovi i Billie, band svedese attiva dal 2004, direttamente da Malmö. L’ensemble ruota intorno all’ambiguo Lars Lindquists, inquietante nel look trasgender quanto incantevole nel saper buttare in musica parole su parole. Partendo dalla classica forma canzone pop, la band costruisce sinfonie da cameretta, incastrando rime compulsive al confine del paradosso semantico. Questo “I used to wander these Streets” è il terzo albo da studio, e finalmente trova distribuzione italiana grazie alla micro etichetta Tea Kettle. Il disco inizia con la comparsata di Lily, la pestifera ragazzina di Middleway Street, presentata con un riff alla Vampire Weekend e sommersa in bukkake di coretti alla Shout Out Louds. Nelle tracce successive il disco rallenta di giri, fino a sfiorare l’infarto sull’arpeggio di “Someday, Somehow”, fortuna che non manca nemmeno la tromba funerea a ricamare malinconia. Con “I Belong to you” spicca la voce Fia Janninge, voce stupenda che si spente in una declamazione amorosa tanto minimale da apparire timidamente naif. Si riprende il volo con “Stuttering Duckling”, dove il sogno di evasione verso la Danimarca diventa espediente narrativo per una ballata indiepop con i fiocchi, barcollando per le strade di Copenhagen alla ricerca del fantasma di H.C. Andresen. Non mancano di genio ed ironia, questi Bille, facendo il verso agli International Noise Conspirancy con la stupenda “Swedish Sin”. Non sarà il capitalismo a rubare la verginità dei nostri, sarà la fuga verso Londra e le notti lascive con le drag queens di Camden Town, dove una carezza può diventare una coltellata in un men che non si dica…
(Tum)