Milano – Martedì 3 giugno è di scena l’ex- cantante dei Pavement accompagnato dai suoi Jicks, con i quali ha recentemente pubblicato il secondo disco: “Real Emotional Trash”. Stefano (acclamato così a gran voce!) manca dall’Italia da tre anni (3 aprile 2003) quando al Transilvania aveva presentato lo scorso disco Pig Lib. Questa tappa, invece è fissata ai Magazzini Generali, recipiente amorfo per il divertimento mondano di target elettro clash; una location che sul piano emozionale sta all’indie rock come Pig Mag starebbe al prêt-à-porter. Comunque, tralasciando bizzarre similitudini, la serata prende il volo alle 21.30 quando a calcare il palco è Jeff Lewis. Il giovane cantautore americano, accompagnato dal fratello bassista, frusta la sua chitarra acustica per estrarne un country lo-fi di scuola Violent Femmes. Capello a caschetto biondo, occhio pallato da nerd febbricitante propone una buona mezz’ora di set accompagnato dal fratello al basso e da una drum machine ai suoi piedi. Da premio Oscar la performance del fumetto/canzone “Creeping Brain”, la fuga di un cervello che diviene alienante filastrocca per bambini con le vene colme di benzodiazepine. Non appena il set finisce il brufolo d’ora del lo-fi newyorkese (Jeff Lewis) si fionda al banchetto per vendere i suoi cd-r e i suoi deliranti fumetti (“Fuff”), lo incroceremo a tarda serata quando ci aliterà in faccia la profumatissima novella: un venturo disco per Rough Trade di prossima e recente pubblicazione. Intanto sul palco si muovono i Jicks, attenti ad avvitare la strumentazione necessaria per “soffiarci via il cervello” (la mala traduzione rende l’idea). Set minimale e martellante conta una sezione ritmica rosa e un tastierista tuttofare lautamente stempiato ma caparbio. E poi Mr. Pavimento, il regnante del pieneta Scazzo, salta sul paco in jeans e maglietta enorme, in testa un cappellino rosso che mio padre faticherebbe ad indossare nella tratta ciclistic-fashion Olevano- Castello d’Agogna. La band attacca Gardenia e Stephen inizia un’ora emmezza di concerto super coninvolgente, concedendosi rare pause e pochissimi momenti per interloquire con il pubblico. Il trittico Baby C’mon / Elmo Delmo / Cold Son formano un trip psichedelico a sé che introietta l’ascoltatore nel pentolone caleidoscopico dell’ultimo lavoro dei Jicks. Saltellante ed energica appare “Hopscotch Wille” un brano complesso suonato con il divertimento di un quindicenne appassionato; il brano mette in primo piano il ruolo cruciale del drumming devastante di Janet Weiss (Sleater -kinney). Nella scaletta non mancano all’appello il giro di walzer deviato di Wicked Wanda e le crudità post punk di (Do not Feed) The Oyster. Mene vado in anticipo per non sentire il solito grido invano “play pavement, StefanoBoia!”.
(Tum)