Jennifer Gentle – Roma 09/02/2008 @Circolo degli Artisti

Giunti al quarto capitolo della loro carriera con l’ultimo The Midnight Room, sempre per la Sub, i Jennifer Gentle sono oggi una delle realtà più eccentriche e originali dell’underground musicale. Lo confermano non solo i loro dischi, ma anche l’attività live che li ha portati a condividere il palco con formazioni di ottimo prestigio quali i Mogwai e a solcare i territori statunitensi e cinesi ottenendo dei feedback di ritorno più che positivi. La band padovana in poco più di un’ora ci assale con quel particolare e indefinibile sound che li ha resi celebri, fatto d’una commistione di pop, psichedelia ed un carico d’esperienza che li porta ad oltrepassare dei limiti. Un genere con una base circoscritta quella dei Gentle, il sixty con tutte le sue variegate facce e la sperimentazione dei primi ‘70. Una sperimentazione continuamente tesa alla ricerca del difforme e disomogeneo, un magma musicale scomposto e inclassificabile e allo stesso tempo così presuntuosamente pop. L’esteriorità affascinante è solo un baglio che conduce qualcosa di illusoriamente occultato, al cuore nero ed follemente cesellato. Mentre nei dischi il lato mistico emerge con più forza, dal vivo è protagonista quello più pragmatico e fisico, quello che trova le sue radici nel garage psichedelico dei Pretty Things e dei Floor Elevators, del pop swingato alla Kinks e il psych delle teen band dei sessanta. Scendono giù dal cielo creando un atmosfera goliardica e onirica My Memories Book, Locoweed, Mad House, Telephone Ringing, Electric Princess, It’s in Her Eyes, Take My Hand, The Ferryman, I Do Dream You, Universal Daughter e Liquid Coffe. Tornano richiamati a gran voce per riproporci una versione punk di I Do Dream you con i Bpm raddoppiati, purtroppo, dicono, il tempo a nostra disposizione è di appena due minuti e nella nostra scaletta non abbiamo pezzi così corti…
Guardo live i Jennifer Gentle e penso ai geniali, innovatori e precursori Os Mutantes, forse non esiste un paragone più azzeccato, come loro nei sessanta una delle band più ispirate di questi anni. Formazione di grande qualità gli Edwood che aprono il concerto, un indie rock suonato col cuore e con la testa.

(Tommaso Floris)