È un giovedì di novembre abbastanza mite ad accogliere nella capitale il quartetto inglese, gli Editors. Ed è il Piper, lo storico locale romano, la location del concerto che per l’occasione registra un bel sold out.
Le premesse per una bella serata e per un ottimo concerto ci sono tutte.
Personalmente avevo anche grande curiosità di ascoltare dal vivo il gruppo spalla (che come ogni concerto che si rispetti sono sconosciuti e INDIE non si fila mai nessuno). Loro sono i Boxer Rebellion, from London, in piena fase di lavorazione sul loro secondo album. Il loro debut album, Exits del 2005, è un buon mix di melodie a tratti dolci e introspettive e pezzi decisamente più energici e d’impatto. La mia preferenza è , guarda caso,per i secondi (ascoltatevi Watermelon, All you do is talk, Code red Per farvi un’idea).
Ma ahimè, cause di forza maggiore non del tutto dipendenti dalla mia volontà razionale hanno fatto si che io arrivassi con un ritardo mostruoso.
A nulla serve scendere di corsa le scale che portano nella sala. Li sento cantare “inside..outside..inside your loooove” e per quando mi trovo in una posizione dalla quale posso vedere il palco, loro hanno già salutato e sono andati via.
Capirete naturalmente che me la sono presa a morte con la persona che era in mia compagnia al concerto, perché si, è stata tutta colpa sua.
Ed ho avuto tutto il cambio di palco per fargli pesare questa cosa.
Nel frattempo riusciamo un po’ a farci spazio fra la folla e conquistare il nostro spazio vitale. La visuale non è per niente male, ma purtroppo non buona abbastanza per fare delle foto decentemente guardabili.
Fanno quindi la loro comparsa sul palco gli Editors che inaugurano il concerto con un’energica Lights.
Purtroppo non ci vuole molto a rendersi conto che l’acustica del Piper non sia esattamente della migliori; la sala è bassa e larga, e il suono sembra come schiacciato.
I cuginetti inglesi degli Interpol cercano comunque di fare del loro meglio, o per essere più specifici Tom Smith, leader e voce del gruppo, a catalizzare tutta l’attenzione del pubblico su di sé. In effetti è l’unico ad interagire con il pubblico, spicciando anche le solite 2 parole di italiano “ciao”e “grazie”, muovendosi un po’ come una tarantola, salendo in piedi sul pianoforte, stendendocisi su e come dimenticare il fallito tentativo di salire in piedi sulla batteria. Col suo ricciolo un po’ improponibile che spesso gli cade davanti agli occhi è stato il mattatore della serata.
Gli altri componenti del gruppo restano un po’ nell’ombra e nell’anonimato, considerando il fatto che non ho visto neanche per 3 secondi la faccia del batterista.
I pezzi della scaletta sono presi random dai loro 2 lavori, The back room del 2005 e il novello An end has a start.
Il pubblico è abbastanza caldo e si lascia facilmente trasportare da pezzi come Bullets, An end has a start, un’emozionante Escape the nest.
Notevole nel bis la versione di Smokers outside the hospital door.
Bravi lo sono stati in definitiva. Ma non so, c’è un qualcosa che non mi ha convinto fino in fondo. Non sono riusciti a prendermi e rapirmi completamente, a trasmettermi delle sensazioni forti.
C’è da dire che potrebbe aver contribuito il fatto che non fossi in pienissima forma, il caldo asfissiante e l’ossigeno che sembrava non bastare per riempire i polmoni di tutta la gente presente.
D’obbligo è almeno l’accenno alla mega ultra marea di gente che si è accalcata alle scale d’uscita a fine concerto.
Aspettando che si sfollasse un po’ decidiamo quindi di avvicinarci al banco del merchandising dove troviamo i Boxer Rebellion tanto gentili, carini e disponibili e mi consolo così, facendomi almeno una foto col frontman.
(Rossella Pisano)