Prendi la poesia, l’irriverenza di Carmelo bene e la straziante tensione di Artaud ; prendi la formula base chitarra-basso-batteria e aggiungici un figurino di nero vestito che si muove epilettico sul palco e ottieni IL TEATRO DEGLI ORRORI. Un’ora e mezza di vero show che va oltre la musica. Non è il caso di indugiare nel solito gioco dei paragoni e delle definizioni, perché sarebbe un vero peccato provare a classificare questo quartetto nato come progetto parallelo a due valide band della scena alternativa italiana (One Dimensional Man e Super Elastic Bubble Plastic). Giusto qualche indicazione per quelli che proprio non possono farne a meno: non mancano le influenze degli originari gruppi di partenza, soprattutto del garage/noise dei O.d.m., per sconfinare poi in un indie rock più cupo e pesante di scuola Melvins con accelerazioni hardcore tanto brevi quanto fulminee. Il risultato è un sound quadrato e compatto, in cui nulla è fuori posto o rischia di stonare. Il batterista dimostra davvero di saperci fare, tanto da ritagliarsi un breve spazio personale tra il primo finale ed il bis. Le linee di basso corrono veloci e corpose, dando compattezza e regolarità sulle quali si arrampica la chitarra tagliente e acida che gode di maggiore libertà espressiva. Tutto questo in un’altalena in cui si alternano sentimenti e sensazioni contrastanti : odio e amore, vita e morte, amicizia e rancore vengono suonati con rabbia e potenza, per poi lasciare spazio a momenti più lenti e riflessivi che durano giusto il tempo per renderti conto che non hai scampo. Poi di nuovo la tempesta di decibel e quando arriva il singolo “compagna Teresa” tutti sembrano pronti a farsi investire in pieno. Niente formalità, niente orpelli o autocompiacimenti da rockers alternativi, ma solo una performance sincera e assolutamente da vedere.
(Arturo Bandini)