Neon Plastix (Fish ‘n’ Chips Experience) – Roma 20/03/07 @Micca

Qualche giorno fa ho sentito i Disco Drive intervistati da brandnew, dicevano che se fossero nati oggi come band la loro musica sarebbe stata classificata come new rave invece che punk funk, sulla scia di gruppi quali lcd soundsystem o supersystem. “Ma perchè funk?” continuavano i Disco Drive, “punk si, ma funk..”. Una cosa sintomatica ed emblematica della nostra epoca contraddistinta da un turbocapitalismo musicale che come un urugano spazza via e lascia appena qualche traccia. Cosa è il new rave se non un movimento inventato da critici rock? Certamente un dato di fatto scontato, ma mentre i Klaxons se la ridono allegramente pigliando per il culo un pò tutti con sto new rave o nu rave, che tra l’altro ne prendono le distanze (questo è ebidente nel disco) spuntano come funghi gruppetti electroclash che calvano l’onda pensando più spesso all’abbigliamento che alla musica. Quindi piazzateci un pò di punk, di wave, synth a palla, felpe con cappuccio e il gioco è fatto.È un martedì di pioggia e grandine a Roma il 20 marzo. Ma per fermarci ci vuole ben altro. Dopo un rapido sguardo al myspace dei Neon Plastix decidiamo che vale la pena spendere una serata per loro. Poi decidiamo di fidarci di Lino e Nicola e quindi della loro experience e ci avviamo speranzosi alla volta del Micca club.

Il locale non è affollato, anzi diciamo anche un po’ vuoto, ma l’atmosfera che si respira ci piace, molto swinging london. Non dobbiamo attendere troppo per vedere la band salire sul palco e ci troviamo di fronte ad un manipoli di scalmanati inglesi psyco nerds di Doncaster, con uno spiccato gusto per i glowstiks, l’electrodisco e i vestiti made by themselves.Il cantante Patrick Goss, un mezzo matto dalle movenze sull’effeminato andante (che richiama molto il vocalist dei The Ark…ve lo ricordate il tizio con i capelli mezzi rosso fiammante che cantava It takes a fool to remain sane?) mi affascina da subito. Riesce a tenere molto bene il palco, coinvolge il pubblico, da un morso sul deretano della bassista, entra nel backstage e riesce urlando con tanto di bottiglia alla mano “we love beer” e la offre poi ad uno del pubblico. Anche lo stile di Kate Prior , la bassista non passa di certo inosservato: longette leopardata e una collana con uno smile gigante. Il live dura meno di un’oretta, come c’era da aspettarsi per una band che ha all’attivo solo un paio di singoli. Certo nulla di nuovo sul fronte occidentale, a tratti ci sembrano un po’ cloni di cloni di altri loro colloghi come Klaxons o Test Icycles. Ma non da scartare sicuramente.Finito il live gironzolano allegramente sul dancefloor multicolor del Micca. Il bassista Danny Hardacre ritiene anche giusto un cambio d’abito…e lo ritroviamo con dei pantaloni larghissimi argentati di ritorno da una missione su marte.Molto carina anche l’idea di fare un reportage fotografico della loro gitarella romana (Dateci un’occhiata sul loro blog su myspace: http://www.myspace.com/theneonplastix). I Neon Plastix forse fanno parte di quella genrazione di ribelli senza causa che è tanto di voga oggi, ma è pur sempre una genrazione che spinge il popolo della notte a riempire i disco club alternativi. Mode o non mode, ora è il loro turno. Loro se la spassano e noi idem.

(Tommaso Floris e Rossella Pisano)