Due paia di calzini, felpa di lana, giacca pesante, cartine post-autostradali fresche di stampa, il pieno di benzina, mezzo litro di succo alla pera e un’omonimo amico musicofilo che odia la musica moderna più di se stesso
Questi gli ingredienti per il mio rendez vous con Jon Spencer, leader incontrastato del punk blues americano (Blues Explosion), rabdomante dell’era teddy – boy, quelle pepite sonore lasciate nelle scrigno d’eredità della signora Wanda Jackson, con questo nuovo progetto Heavy trash.
Complice il chitarrista Mat verta ray, e in allegra compagnia di un contrabbassita danese, e un batterista dalla mole devastante.
Si tratta di pura energia rockabbbilly! Roba da motociclisti, brillantina a nastro, capigliatura abbanana, coltellino a serramanico…
Arrivo a Torino con una fame torcibudella, la percorrenza ripetuta di viale G.Cesare gioca un ruolo decisivo sul mio appetito cosmico. Ma forse questo cosa importa.
Mi fiondo in una pizzeria nelle vicinanze di via cigna, location del concerto.
Una tavolata ragazzoni americani mi stà alle spalle, continuerò a pensare a studenti erasmi fino al momento in cui mi alzerò per il conto.
Proferirò sommesso al mio amico, anch’egli sommesso …”quello a capotavola con le borse da tennis sotto agli occhi è Jon Spencer..”. Il nostro eroe è a cena con tutta la band.
Andiamo ad aspettarlo al locale, senza recargli noie del tipo “Ora mi faccio una foto con lui, con una faccia del tipo SiamoVecchiAmici!”
Dopo una manciata di birre arriva il turno di El bastardo. Coutry rocker basettato di provenienza locale. Uno strambo torinese tatuato con la fissa per Johnny Cash (Basta!!!), e il country d’autore.
Minimalissimo set chitarra e voce ma canzone dopo canzone coinvolgente e gradevole.
Degno di nota il suo piglio ironico e la sua spontaneità con frasi del tipo ”quando suono da solo a Pinerolo non ci siete però, eh…”
Se cercate su Youtube El bastardo one man band avrete un piccolo assaggio lo-fi della sua versione di “Night train to Memphis” di Hank Williams Jr.
Giusto il tempo del cambio-palco e gli Heavy trash cominciano a sfondare le pareti. Sull’incipit un rock’n roll degenerato con Jon che spara parole a 300 all’ora. As seen on tv.
Gli heavy macinano una buona mezzora di brani fuori album, fino a sputare Dark’hair raider traccia prima del loro omonimo lp su Yep records.
È lo stile a fare di loro veri e propri eroi rockNroll, la struttura del locale che li ospita poi, riporta la dimensione pubblico – artista al 1964.
Palco senza transenne, sfondo argentato stile orchestrina JhonnyBeGood di ritorno al futuro.
Jon non lesina spettacolo: invita sul palco una racchia d’antan, scende a cantare tra il pubblico, invita tutti ad accovacciarsi, abbraccia un malcapitato e gli stringe la testa contro la sua per alcuni minuti… 2 ore e passa di delirio collettivo.
Sul finale la mitica “Loveless” e qui il batterista appoggia sul rullante una bottiglia enorme di birra scadente. Il terzinato sul vetro lascerà attoniti gli avventori.
Una serata stupenda, un concerto che si stampa nella memoria, un vecchio suono riesumato dalla tomba e portato in trionfo su questo piccolo palco della periferia di Torino.
Click.
(Tum)