Doppio appuntamento con i Mojomatics in un’unica giornata, set acustico alle 18.30 alla libreria Amore e Psiche e live notturno al Traffic. La libreria è mezza vuota, il pubblico non si direbbe proprio un esperto in materia e i Mojo sono in forte ritardo. All’arrivo la band cerca di nascondere alla meglio una certa delusione che traspare dai loro volti. Non gli do tutti i torti, a quanto pare lo show non è stato pubblicizzato a dovere. Tralasciando il risentimento e lo scontento il duo veneziano si prepara a parte subito con un blues lancinante e lacerante come la migliore tradizione insegna, Robert Johnson è vivo e vegeto, questi ragazzi ne sono l’incarnazione e ogni nota è imperlata di nostalgia e malinconia. L’armonica a bocca vibra tra la chitarra e la batteria, in sala chiunque è estasiato da un suono puro e distillato d’onestà. Una breve scaletta è bastata a conquistare tutti e quindi si fila al Traffic per vederli come mamma li ha fatti, in versione Mojomatica. L’ambiente nel locale è quello di sempre, misto e variegato. C’è il mods con bretelle e stivali, il rockabilly con ciuffo ribelle e tatuaggi in bella mostra e c’è ovviamente il punk. Apre la serata una punkrock band che non riscuote plausi e passa quasi inosservata. Il duo si presenta col suo inconfondibile completo e parte a razzo con una rasoiata al vetriolo. Hillibilly, country, delta blues e punk tutto macinato e sparato in faccia dei pochi presenti. Assurdo che una chitarra e una batteria facciano tutto sto casino triturando anni e anni di storia della musica, è come un collage originale, semplice e ipnotico. Non sono tanti quelli che tra il pubblico vanno in delirio, ma al duo questo non interessa, continuano assetati di blues e leggermente affaticati chiudendo con una versione rivista di Baby Please don’t go che emoziona, infiamma gli animi e fa venire le lacrime agli occhi. Superbi, nient’altro da aggiungere.
(Tommaso Floris)