Confesso di non aver mai ascoltato le Client, certo la loro fama è giunta alle mie orecchie, ma oltre ad un interesse mediatico nei loro confronti, sono state foto e collaborazioni varie ad incuriosirmi, in più loro sono tre giovani fresche bellezze, sexy e provocanti e queste mi sono sembrate delle ottime ragioni per assistere ad un loro concerto. La sera di fronte al Circolo degli artisti non c’è una grande attesa, nessuna fila, niente spinte, solo poche anime s’aggirano all’ingresso, chi in attesa di qualche amico, chi in attesa che giunga l’ora del live. Entriamo in sala e veniamo pervasi da un’elettronica da rave, le casse scuotono le pareti del locale e i nostri timpani a tratti si lamentano. Intanto si continua ad aspettare, si chiacchiera del più e del meno, si beve qualcosa, si saluta qualche amico e la musica profusa dal dj ci procura un sonno allucinante. Intendiamoci un’ottima musica, ma a lungo andare suscitava in noi la visione di un comodo letto. Cambio di scena, le palpebre si fanno meno pesanti e siamo nuovamente arzilli. On stage i Redrum, band bizzarra con un mimo come cantante e dei darkettoni agli strumenti. Questi cinque suonano un rock elettronico che ricorda vagamente i Bluvertigo, decisamente con meno stile. Una buona esibizione e una bella cover di Mina “L’importante è finire”. Il pubblico non è tanto convinto e non vede l’ora di passare in rassegna tutte le moine, le smorfie e i gesti delle britanniche. Kate Homes e Sarah Blackwood (ex cantante dei Dubstar) sono ora ufficialmente in tre con Emily, vestono una divisa di pelle e danno inizio allo show senza perdere tempo. La prima canzone scivola addosso senza il minimo sussulto, la seconda è già più gradevole, alla terza mi rendo conto che ste Client sono molto fumo e poco arrosto. Immobili sul palco, appaiono regolari senza coinvolgere più di tanto i presenti, Emily pressappoco inutile indossa un basso con inespressiva rigidità. Doveroso mettere in luce la sua bellezza, una figura che non passa certo inosservata. A questo punto incomincio a chiedermi dov’è sto scoppiettante show? Dov’è la sensualità, la provocazione? Davanti ai nostri occhi tre belle statue che fanno il loro mestiere quasi con un atteggiamento passivo, delle canzoncine orecchiabili e niente più. Avendo letto esaltanti commenti al loro riguardo e che nel secondo disco “City” spiccano le collaborazioni di Martin Gore dei Depeche Mode, Barat e Doherty degli ex Libertines le aspettative erano più che positive, ma le parole a volte sono spese male. Eppure a molti tra il pubblico l’esibizione che dura una misera ora non dispiace e il ballo si spegne solo alla sua chiusura. Contenti loro contenti tutti…
(Tommaso Floris)