La serata partiva dalle 22:00 e io ero in un ritardo pazzesco, mea culpa. Ho attraversato parte della città e da San Giovanni mi sono precipitato in fretta e furia al Circolo. Dopo una corsa incredibile e aver sudato quattro camice mi sono fiondato all’entrata e là sono sorti alcuni dubbi: primo, il concerto non era ancora incominciato benchè fossero già le 11 passate, sino a qua niente di strano, secondo, all’entrata nessuno mi ha chiesto niente nonostante l’entrata fosse a pagamento. Mi precipito all’interno e dopo una chiaccherata con una persona scopro che Morgan non può esser presente a causa d’un incidente stradale che blocca il suo percorso. Ormai è andata, penso, godiamoci i Lombroso. La coppia, chitarra e batteria, rispettivamente Dario Ciffo e Agostino Nascimbeni entra, si scusa per l’inconveniente e incomincia a suonare. I due quasi non fanno a tempo ad iniziare che squilla il cellulare di Agostino. Al telefono è Morgan, saluta, si scusa anche lui ed annuncia che ci raggiungerà fra non molto, dopo di chè presenta i Lombroso e la prima parte del concerto prende il via. Il duo parte alla stragrande e dopo solo 10 minuti mettono in chiaro le cose sfrecciando su binari che percorrono in particolare gli anni 60-70’, Battisti si sposa a pennello con il rock’n’roll, il blues e l’indie rock e crea un mix che la mette in faccia a “White Stripes” e compagnia bella. Il cantato, in italiano, di Ciffo è di grande livello, altrettanto i testi tengono il passo. Il concerto scorre intramezzato dagli aggiornamenti di Morgan che sta letteralmente volando alla velocità di 170 kmh pur d’arrivare in tempo. Dopo alcuni pezzi propri tra cui “Esercizio mentale”, “Attimo”, “Insieme a te sto bene” e “Io credo”, e una magnifica cover di Battisti (grazie a Federica per avermelo fatto notare) si chiude la prima parte del concerto, ma in sala c’è un grande fermento e tutti aspettano l’ingresso del divo, anzi dell’anti-divo. La band fa presto a tornare sul palco e poco dopo li segue Morgan. Alcuni piccoli inconvenienti tecnici, accordatura ect. Ed inizia il rumore. Con Morgan al basso i pezzi bissati assumono una fisionomia sfaccettata e più potente. Il basso turbina maestoso e la chitarra scarica elettricità ovunque, figurarsi che “Il tempo di Adamo” suona ancora forte in testa. Purtroppo il trio ha solo 20 minuti di tempo, eh sì la discoteca è importante… i romani avrebbero detto: “nun s’è commenta proprio!”, comunque ci godiamo questa misera manciata di brani e ringraziamo d’aver sentito e visto del puro rock, istintivo, naturale e senza fronzoli. Stasera non ci è andata poi così male…
(Tommaso Floris)