Dei ribelli neri se ne parlato in lungo e in largo, c’è chi li ha criticati in positivo, chi in negativo, fatto stà che c’èra una grande attesa di vederli all’opera sul palco dopo l’uscita dell’ultimo disco. Com’era nelle aspettative, il club è al completo e fra il pubblico una quantità notevole di fans cerca di risparmiare l’entusiasmo per l’uscita dei loro beniamini. Quando ho saputo che a dare il via alla serata sarebbero stati i “The Intellectuals” la serata ha voltato faccia di bene in meglio. Il duo romano ha integrato alla band un terzo componente, una simpatica coniglietta alla tastiera e come è suo solito sbattacchia sin da subito gli strumenti da una parte all’altra in modo rude e scalcinato, irresistibili e tremendi, ma in senso buono. L’ex duo ci ha appena scottati quindi non ci rimane che aspettare d’esser bruciati dai selvaggi americani, almeno così si spera. Robert Levon Been fa il suo ingresso sul palco accompagnato solo dalla chitarra acustica ed esegue senza perdere tempo in saluti e presentazioni dei pezzi tratti da “Howl” in un’atmosfera rarefatta. Alle prime note di “Shuffle your feet” si presenta il resto della comitiva in un tripudio emozionale, insomma i nostri sanno cosa significa esser stilosi. I Black Rebel sezionano equamente il live set, a volte la fanno da padrone i pezzi acustici, altre quelli elettrici in modo da non spezzare il ritmo. Mentre Peter si dimena spesso e volentieri davanti alla folla scatenata, cercando quasi di divincolarsi da un male e una passione che lo corrode, al contrario Robert in disparte suona e canta come se fosse solo con se stesso, andando a rappresentare perfettamente le due facce del gruppo, intimismo e rabbia. Il cambio frequente delle chitarre non infastidisce il pubblico. Le figure di Peter e Robert s’avvicendano tra loro in un atmosfera da brividi grazie a delle luci sommesse e una coltre di fumo che li miticizza. “Love burns”, “Six barrel shotgun” e “Ain’t no easy way” fanno tremare il locale, mentre “Restless sinner” e “Fault line” toccano gli animi. I tre ci sanno fare alla grande e la ricetta a base di indie rock, dark, punk, shoegazer e ora una spruzzata di blues e folk ha colpito il cuore e la testa di tanti stasera. I ribelli neri chiudono lo spettacolo con la gost track presente in “Howl” che fa venire la pelle d’oca e il locale gremito si svuota lentamente come per esalare gli ultimi attimi di un ottimo concerto.
(Tommaso Floris)