Non è neanche trascorso un anno dalla prima apparizione e chi si rifanno “vivi”? I TARM ovviamente. La serata al Corto Maltese è tra le migliori, un pubblico numeroso e folto, una grande band e come cornice tuoni che s’abbattono sul mare creando un’atmosfera da brividi. Io e la mia compagnia arriviamo al chiosco verso le 11:30. “Quei Bravi Padrini”, gruppo punk che ha aperto la serata, hanno già iniziato e il loro concerto è tutto un susseguirsi di stramberie, tra cui anche polli che volano dal palco, esattamente, avete capito bene. La loro musica scorre veloce senza fronzoli e divide nettamente il pubblico, alcuni divertiti, altri che urlano: “andate a casa!”. Per mio dovere di cronaca non posso non ammettere che i quattro sono stati simpatici e originali, ma in quanto a musica preferirei evitare, mi riservo di osservare che i testi cantati non sono stati proprio quello che si dice toccanti o memorabili. I TARM preparano il set in breve tempo e salgono sul palco con le loro maschere, iniziano il concerto e ci danno dentro come al solito, passando in rassegna tutte le loro hit, ma già a metà concerto comincio a sbadigliare e ad immaginare un bel lettuccio fresco e morbido. C’è qualcosa che non va. Mi giro attorno per vedere sé tra il pubblico c’è qualcun altro che come me, è stato colpito da un ondata di sonnolenza acuta e improvvisa, ma al contrario la folla appare eccitata e scalmanata. Il problema allora, mi dico, deve essere esclusivamente mio, forse ho semplicemente dormito poco. Ad un tratto torno indietro con la memoria al concerto della band nel dicembre del 2004 durante la finale di Sottosuoni e mi accorgo che l’esibizione di stasera è perfettamente identica a quella già vista in quella serata. Tutto è ricalcato in maniera impeccabile. Stesse scene, stessi tempi, stesse canzoni, stesso modo di suonare, stesse battute, nessuna variazione. È vero, tutto scorre liscio senza intoppi, ma è tremendamente uguale. Entra ed esce mister Tonto, il gruppo finge di concludere il concerto, insomma la commedia si ripete. C’è da notare però che questo non dispiace al pubblico che urla, balla e poga sino alla fine, ma forse per loro è la prima volta, la seconda sarà un’altra storia, oppure no.
(Tommaso Floris)